"rascel

«Io prendo manciate di parole e le lancio in aria; sembrano coriandoli, ma alla fine vanno a posto come le tessere di un mosaico».
(Renato Rascel)

martedì 23 dicembre 2014

che gioia arriva Natale! XXII

 Natale 2014!
...2 giorni a Natale! 



Cosa c'è oggi, 23 dicembre, nel nostro calendario d'Avvento?


"El me pastore sopo", una poesia in dialetto veneto che parla di un pastorello del presepe dalla gamba rotta. Un eroe che per affetto e devozione è da sempre conservato così con il suo difetto. Fa parte del presepe da anni ma la sua fine è imminente.
El me pastore sopo

L’è cascà in tera
e s’à roto ‘na gambeta,
finta de gnente,
nissun à visto ‘na lagrimeta.
El me pastore,
su le so spale n’agneleto,
l’ò sempre tegnù da conto
col so difeto.


La stradeta de farina,
el lagheto e tuto el resto
e ogni ano, lu,
lo fracà in mezo al mus-cio fresco,
in mezo a le pegore,
‘n’anara o ‘n’oco:
nissun faséa caso..
che lu el fusse sopo.


Vegnarà el curato
a premiare el presepio pi’ belo
e qualchedun cavarà dal mus-cio
el me pastorelo
el l’à cavà
sbregandome ìa qualcossa dal core
che a mi…
el me piasèa sopo… el me pastore.


Traduzione
E’ caduta a terra
e si è rotta una gambetta
finta di niente,
nessuno ha visto una lacrimetta.
Il mio pastore,
sulle sue spalle un agnello,
l’ho sempre conservato
con il suo difetto.

La stradina di farina,
il laghetto e tutto il resto
e ogni anno,
l’ho fatto stare in piedi in mezzo al muschio fresco,
tra le pecore,
un’anatra o un oco:
nessuno faceva caso…
che lui fosse zoppo.

Arriverà il curato
a premiare il presepe più bello
qualcuno toglierà dal muschio
il mio pastorello,
lo ha tolto
strappandomi qualcosa dal cuore
che a me… piaceva zoppo…
il mio pastore.





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