"rascel

«Io prendo manciate di parole e le lancio in aria; sembrano coriandoli, ma alla fine vanno a posto come le tessere di un mosaico».
(Renato Rascel)

venerdì 1 marzo 2013

UNA VERITA' INNEGABILE:

Appartenimme a morte !



A livella, magnifica poesia, una vera perla, ormai diventato il "memento mori" dell'antica Roma, il "fratello ricordati che devi morire" dei frati Trappisti.
Un Totò sempre più coinvolgente ci ricorda che l'unica uguaglianza nella vita dell'uomo è la morte, se vogliamo vivere non lo dobbiamo dimenticare.


"Appartenimme a morte" non penso che abbia bisogno di traduzione o spiegazione, inevitabilmente apparteniamo alla vita, ma per completezza siamo anche della morte.  
"Memento mori", in traduzione "ricordati che devi morire", era la frase che nell'antica Roma veniva detta  al generale vittorioso da uno tra i più umili servi. La gloria dell'eroe vincitore al rientro, così piena di onori che la folla gli tripudiava, poteva insuperbirlo facendogli montare la testa tanto da farlo sentire un dio, non soltanto un eroe. Era, quindi, saggio ricordargli l'epilogo che livella tutto. 
E "fratello ricordati che devi morire" è la frase che i monaci  trappisti  di clausura dell'ordine dei Cistercensi della Stretta Osservanza si dicono nel salutarsi, proprio per non perdere mai il senso della vita terrena che non può prescindere dalla morte.

 Con ogni probabilità, qualcuno è già ricorso ai famosi scongiuri. Ma perchè aver paura, non è umano, si inizia tutti uguali e si conclude ritornando tutti uguali, e questo non lo si dovrebbe dimenticare mai specialmente quando sembra che ci sia un eroe vittorioso.
"Siamo nati per morire" alludendo al defunto, naturalmente.questo lo si sente ai funerali perchè la morte crea sempre coinvolgimenti emotivi strani in chi continua a vivere.
Sembra una cinica banalità, ma il dolore, la prostrazione e la commozione  per la scomparsa di un parente o solo conoscente che sia, sono il risultato dello sconforto in cui si è caduti dopo il confronto con la nuova realtà. E' amarezza, delusione, sconfitta e delusione per la mancanza di chi non ci sarà più  come sostegno con la sua presenza fisica. 

 Sembra addirittura difficile pronunciare la sola parola morte. C'è una sorta di ipocrita auto protezione a non accettare la realtà, e questo non ci aiuta a immetterci nella nuova situazione. Questo accade perchè l'uomo non ammette facilmente la sua sconfitta. Ha persino difficoltà nel trovare le parole giuste per riconoscere semplicemente che una vita ha smesso la sua esistenza terrena. Ha anche la stessa difficoltà nel trovare parole di consolazione appropriate e sincere.
La nostra lingua, in questo caso, è ricca di eufemismi molto spesso ridicoli,   come “l’ultimo viaggio” o “l’estremo trapasso” o "passaggio a miglior vita” . 
Si preferisce il rifugio in frasi convenzionali come "se ne vanno solo i migliori". Ma perchè i migliori? Va bene è un modo per elogiare chi non c'è più, ma a chi è vivo spetta il dovere di fare una graduatoria? Ci piaccia o no dobbiamo pur avvicendarci tutti!
E poi, l'uso della parola "buonanima" come eufemismo per indicare  chi non ci sta più intorno con la sua presenza, magari anche ingombrante, forse perchè piace ricordarla solo per le sue buone azioni ormai irripetibili, o meglio ciò che di lui ha fatto più comodo agli altri. Non l'ho mai capito, anzi ci ho riso sopra. Perchè ci sono, però, anche le "malanime", ma per i morti non è un termine molto adatto: superstizione, pudore, vigliaccheria, convenzioni sociali, ma... forse tutto insieme, è il destino di tutti gli sconfitti importanti, e purtroppo anche da vivi. Diventano tutti "buonanime" dopo qualche tempo .

Alle "malanime" che affollano le piazze e i talk show, che gridano offendendo, gettandosi addosso tanto letame, ai vincitori trionfanti che pieni di superbia e boria hanno dimenticato la cosa principale della vita ci vorrebbe qualche umile figura che come nell'antica Roma dicesse loro:

 MEMENTO MORI o anche FRATELLO RICORDATI CHE DEVI MORIRE o semplicemente APPARTENIMME A MORTE!



8 commenti:

  1. Grande Totò ! mi manca molto un artista così e,penso,non solo a me e, grande anche te.
    La sua poesia è un capolavoro di verità ed umanità,ricchezze ormai perse da molti cosiddetti uomini che poi,diventati automi,pensano di poter imbrogliare,o confondere, il resto degli esseri umani (a volte,purtroppo,riuscendoci)...questi mi ricordano anche un famoso film di fantascienza,"L'invasione degli ultracorpi"...il film però finisce nel momento in cui un "uomo",che non ha accettato il "contagio" perchè ha scoperto l'imbroglio,trova la forza ed il coraggio di comunicarlo a tutti e così la storia cambia...e così spero che succeda per tutte le "malanime" che inquinano la nostra società e cultura,ormai da troppo tempo opprimendo noi e le speranze delle nuove generazioni.
    (piccola soddisfazione,l'esame è andato bene) ciao ! :-)

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    1. Totò è parte indimenticabile di un'Italia dai grandi valori, dalla consapevolezza del proprio stato, che nei momenti difficili ha saputo reagire con molto garbo e dignità, ma soprattutto con un unica obiettività e ironia.
      Le "malanime" ci sono sempre state, sta a noi riconoscerle!
      Un abbraccio e buon weekend

      (Brava, another brick in the wall!!!!)

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  2. « Tὸ φρικωδέστατον οὖν τῶν κακῶν ὁ θάνατος οὐθὲν πρὸς ἡμᾶς, ἐπειδήεπερ ὅταν μὲν ἡμεῖς ὦμεν, ὁ θάνατος oὐ πάρεστιν, ὅταν δὲ ὁ θάνατος παρῇ, τόθ' ἡμεῖς οὐκ ἐσμέν. »
    Alessandra Whites

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  3. « Il male, dunque, che più ci spaventa, la morte, non è nulla per noi, perché quando ci siamo noi non c'è lei, e quando c'è lei non ci siamo più noi. »
    Alessandra Bianchi, pigra per loggarsi.
    BACI!

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    1. Sì, non è niente per noi perchè noi ci siamo. :-)
      ... ma noi non abbiamo più con noi chi è morto, perciò piangiamo! :-D (questo è del mio professore delle superiori)

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  4. Ah... è Epicuro.
    Alessandra Bianchi

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    1. Sì è di Epicuro, e siamo tutti su questa linea, sì ce ne sono tantissimi ancora, di buoni o cattivi che alla fine noi chiameremo la "Buonanima" come tutti gli altri.
      Buona notte, mia cara :-)*

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