Se non è mediterraneo, salutistico, vegetariano, vegano, semplicissimo da realizzare e... poverissimo, ditemelo voi!!!
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Ho già detto del pancotto, di questa pietanza poverissima e semplicissima e che ci sono tanti modi per prepararla. Quello della ricetta lucana è un po' simile al mio preferito. E' l'antichissimo che mangiava chi non aveva denti, cioè bambini e vecchi. Pressappoco tutti hanno gli stessi ingredienti ma sempre con preparazioni diverse. Quello per i bambini, naturalmente è solo del pane immerso nel brodo vegetale bollente lasciandolo cuocere per pochi minuti e poi servito con dell'olio d'oliva e abbondante parmigiano. In un altro post parlavo del pancotto andriese con le cime di rape, ora vorrei parlarvi di quello che faccio per cena, di solito quando ho tanto pane da riciclare. Gli ingredienti, li abbiamo tutti quasi sempre in casa, condizione essenziale è che siano tutti di buona qualità e in buono stato.
Pane raffermo, tagliato a dadini Foto privata di Cle Reveries - Diritti riservati
Trito di cipolla, aglio e peperoncino Immagine da Google
Prezzemolo, basilico e pomodori tondi piccoli (Immagine da Google)
Olio extravergine d'oliva (Immagine da Google)
Alloro (Immagine da Google)
Aglio e cipolle (Immagine da Google)
INGREDIENTI:
circa 100 g. di pane raffermo, preferibilmente quello comune (panini o pagnotta), abbastanza asciutto, ben conservato e tagliato a dadini;
1 peperoncino (facoltativo);
Una buona manciata di prezzemolo tritato e possibilmente qualche foglia di basilico;
2 o 3 spicchi d'aglio;
1 cipolla di dimensione media;
Alcuni pomodori piccoli e maturi (4 /5 );
3 foglie di alloro;
Olio extravergine d'oliva, 1 cucchiaio ogni 100 g. di pane + 1, (melius abundare quam deficere);
Acqua bollente leggermente salata (più di mezzo litro).
PREPARAZIONE:
Affettate il pane, tagliatelo a dadini e tenetelo da parte
In un pentolino mettete a bollire dell'acqua leggermente salata.
In una padella antiaderente, (io preferisco quella dai bordi un po' più alti di tipo wok), fate riscaldare bene l'olio con il peperoncino (facoltativo o da togliere subito dopo) l'aglio e la cipolla tritati o tagliati finemente.
Fate rosolare gli odori ed aggiungete i pomodori tagliati in quattro e poi l'alloro .
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Fate asciugare fino a quando l'olio sarà molto evidente, mi raccomando tutto a fuoco moderato e sempre rimestando con un cucchiaio di legno, meglio ancora una spatola.
Aggiungete al soffritto il pane e fatelo insaporire per qualche secondo rigirandolo.
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Aggiungete l'acqua bollente leggermente salata che avete già pronta. Poco alla volta, una mestolata non di più, facendola assorbire e asciugare completamente ogni volta prima di aggiungerne dell'altra.
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Continuare sempre a girare ma ora a fiamma viva.
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Dopo una quindicina di minuti sarà cotto.
Qualche minuto prima di toglierlo dal fuoco, unite il prezzemolo tritato, non tutto, lasciatene un po' da parte.
Quando il tutto si sarà ben amalgamato e si staccherà dal fondo assaggiatelo, avrà un sapore unico e uniforme, profumato con alcuni piccoli pezzetti di pane croccante come lo preferisco io. Se lo gradite meno asciutto, metteteci un po' più di acqua e fatela evaporare a vostro gradimento.
Toglietelo dal fuoco, impiattate e guarnite con dell'altro prezzemolo e il basilico fresco
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Servite ben caldo. Vi assicuro è ottimo da solo o insieme ad altre verdure. Io l'altra sera l'ho mangiato con della verza stufata nel microonde, è stato un ottimo abbinamento, credetemi!
Tutte esclamazioni ricorrenti nei versi delle canzoni che danno voce agli emigrati in tutto il mondo che sono stati spinti dalla necessità di cercare una vita migliore lasciando i loro affetti, le loro famiglie, le loro consuetidini e la loro terra così bella ed accogliente. Sono veramente tantissime le canzoni con questo tema, una produzione che va dall'inizio del '900 fino agli anni '70. All'inizio in quasi tutti i dialetti italiani, successivamente in italiano, vista l'evoluzione culturale di chi si spostava. I primi che sono emigrati, affrontavano tutti i disagi immaginabili. La difficoltà di comunicazione, l'integrazione sociale,l'adattamento alla nuova vita lavorativa, ma soprattutto la nostalgia dei propri cari. La difficoltà di poter comunicare con l'Italia era la prima causa della loro tristezza. Se pensiamo che erano pochissimi quelli che sapevano scrivere e una lettera impiegava anche un mese per arrivare a destinazione possiamo capire come li rodesse la nostalgia. La lontananza era assoluta inimmaginabile per noi che abbiamo mezzi di comunicazione come il telefono, il cel, internet, skype, etc.,avevano solo i ricordi fissi al momento della loro partenza. "Santa Lucia Luntana", la famosissima canzone napoletana, per me è il simbolo dell'emigrazione della gente proveniente in prevalenza dal sud. "Parten e' bastimente pe terre assaje luntane" sono parole che descrivono le scene d’imbarco, e ci fanno immaginare anche lo sbarco, di gente disperata a cui era rimasta una sola alternativa: quella di emigrare. Non è la sola canzone a descrivere i sentimenti di chi ha abbandonato la sua casa, la sua terra, le sue certezze e ha affrontato viaggi lunghissimi e faticosissimi in cerca di fortuna. Famosissime dello stesso tema trasmesse dalla radio molto spesso, ed ascoltate da tutti. Si finivano per impararle a memoria e le si cantava in casa o al lavoro. "Ma Se Ghe Pensu", una canzone del grandissimo genovese Bruno Lauzi, "La porti un bacione a Firenze" in fiorentino interpretata da un divo delle nostre nonne e bisnonne Odoardo Spadaro, "Terra straniera" in italiano cantata da un bravissimo Claudio Villa degli anni '50 sono tra le più belle. "Casa mia" di Albertelli Soffici del '71, cantata dal grande Maurizio Vandelli dell' Equipe 84, è quella più vicina ai nostri emigranti, quelli di ultima generazione. Nel suo testo sono presenti tutti i sentimenti e le aspettative di chi è lontano e facilitato dai nuovi ed accessibili mezzi di comunicazione ha frequenti contatti con la sua terra. A noi l'emigrazione, quella della povera gente, c'è stata nel secolo scorso, ma ogni giorno sulle nostre coste ci sono sempre più sbarchi di clandestini, gente disperata in cerca di fortuna. Se riflettessimo bene sul fenomeno, vedremmo facilmente che anche se lo scenario attualmente è cambiato, i personaggi e gli interpreti sono anche cambiati, la miseria da cui fuggire e la speranza in una vita migliore sono sempre le stesse, saremmo anche più coerenti e umani nei loro confronti. Peccato che quando ci fa comodo dimentichiamo la nostra storia e le nostre origini! Fermatevi ad ascoltarle tutte, chi è sensibile alla musica ritroverà un po' più di italianità! Prima però, vi propongo questa bella poesia del mio amico Uriel e=mc2
oltre la fuliggine di morte che li avvolge da sempre
oltre il silenzio fondo del deserto
oltre gli sguardi rapaci
oltre l’azzurro guado della speranza
che si perde nell’ultimo orizzonte.
Altrove.
Scappano, e il convoglio trascina
virus, batteri e delinquenti
e tanta, tanta sete di giustizia.
Ma i cittadini di Atlantide
oppongono fucili alla domanda di dignità.
Come tanti Edipo stuprano la Madre
e piuttosto che lasciarsi commuovere
hanno preferito strapparsi gli occhi.
----------------------------------------------------------------------------------------------------- CASA MIA
Casa mia (L. Albertelli - Piero Soffici) 1971 album Equipe 84
Dadanda dan Dadanda dan Dadadan dan Dadanda dan
Torno a casa siamo in tanti sul treno occhi stanchi ma nel cuore il sereno Dopo tanti mesi di lavoro mi riposerò dietro quella porta le mie cose io ritroverò la mia lingua sentirò quel che dico capirò oh oh oh
Dadanda dan etc.
Dolce sposa nel tuo letto riposa al mattino so di averti vicino apri la valigia c'è il vestito che sognavi tu guardati allo specchio tu sei bella non levarlo più nostalgia che passa e va fino a quando durerà ah ah ah
Dadanda dan etc.
Casa mia devo ancora andar via non chiamarmi io non posso voltarmi porto nel mio sguardo la mia donna e tutto quel che ho torno verso occhi sconosciuti che amar non so Questa volta chi lo sa forse l'ultima sarà ah ah ah
Dadanda dan etc. SANTA LUCIA LUNTANA
Santa Lucia Luntana di E. A . MARIO Partono 'e bastimente pe' terre assaje luntane... Cántano a buordo: só' Napulitane! Cantano pe' tramente 'o golfo giá scumpare, e 'a luna, 'a miez'ô mare, nu poco 'e Napule lle fa vedé... Santa Lucia! Luntano 'a te, quanta malincunia! Se gira 'o munno sano, se va a cercá furtuna... ma, quanno sponta 'a luna, luntano 'a Napule nun se pò stá! Santa Lucia, tu tiene sulo nu poco 'e mare... ma, cchiù luntana staje, cchiù bella pare... E' 'o canto d''e Ssirene ca tesse ancora 'e rrezze! Core nun vò' ricchezze: si è nato a Napule, ce vò' murí!
Quanta malincunia!!!
MA SE GHE PENSU
Ma se ghe pensu di Mario Cappello, Attilio Margutti
« U l'ëa partiu sensa ûn-a palanca, l'ëa zà trent'anni, forse anche ciû. U l'aia luttou pe mette i dinæ a-a banca e poèisene ancun ûn giurnu turna in zû e fäse a palassinn-a e o giardinettu, cu-o rampicante, cu-a cantinn-a e o vin, a branda attaccâ a-i ærboui, a ûsu lettu, pe daghe 'na schenâ séia e mattin. Ma u figgiu ghe dixeiva: "Nu ghe pensâ a Zena cöse ti ghe vêu turnâ?!" Ma se ghe pensu allua mi veddu u mâ, veddu i mæ munti e a ciassa da Nunsiâ, riveddu u Righi e me s'astrenze o chêu, veddu a lanterna, a cava, lazzû o mêu... Riveddu a séia Zena illûminâ, veddu là a Föxe e sentu franze o mâ e allua mi pensu ancun de riturnâ a pösâ e osse duve'òu mæ madunnâ. U l'ëa passou du tempu, forse troppu, u figgiu u ghe disceiva: "Stemmu ben, duve ti vêu andâ, papá?.. pensiemmu doppu, u viäggio, u má, t'é vëgio, nu cunven!" "Oh nu, oh nu! me sentu ancun in gamba, son stûffu e nu ne possu pròpriu ciû, son stancu de sentî señor caramba, mi vêuggiu ritornamene ancun in zû... Ti t'ê nasciûo e t'æ parlou spagnollu, mi son nasciûo zeneize e... nu ghe mollu!" Ma se ghe penso allua mi veddo u mâ, veddu i mæ monti e a ciassa da Nunsiâ, riveddu u Righi e me s'astrenze u chêu, veddu a lanterna, a cava e lazzû o mêu... Riveddo a séia Zena illûminâ, veddo là a Föxe e sento franze u mâ, allua mi pensu ancun de riturnâ a pösâ e osse dove'òu mæ madunnâ. E sensa tante cöse u l'è partïu e a Zena u gh'à furmóu turna u so nïu. »
LA PORTI UN BACIONE A FIRENZE
La Porti un Bacine a Firenze
(di Eldo Di Lazzaro - C. Bruno (Cherubini) Carlo Buti - Odoardo Spadaro)
Partivo una mattina co'i' vapore e una bella bambina gli arrivò. Vedendomi la fa: Scusi signore! Perdoni, l'è di' ffiore, sì lo so. Lei torna a casa lieto, ben lo vedo ed un favore piccolo qui chiedo. La porti un bacione a Firenze, che l'è la mia città che in cuore ho sempre qui. La porti un bacione a Firenze, lavoro sol per rivederla un dì.
Son figlia d'emigrante, per questo son distante, lavoro perchè un giorno a casa tornerò. La porti un bacione a Firenze: se la rivedo e' glielo renderò.
Bella bambina! Le ho risposto allora. Il tuo bacione a'ccasa porterò. E per tranquillità sin da quest'ora, in viaggio chiuso a chiave lo terrò. Ma appena giunto a'ccasa te lo mgiuro, il bacio verso i'ccielo andrà sicuro. Io porto il tuo bacio a Firenze che l'è la tua città ed anche l'è di me
TERRA STRANIERA ...
Terra Straniera M. Marletta - E. Liberati - 1953 Terra straniera ... Quanta malinconia! Quando ci salutammo, non so perchè tu mi gettasti un bacio e fuggisti via, eppure adesso, te lo confesso, non penso a te ... Non li ricordo più quegli occhi belli pieni di luce calda ed infinita... Mi son dimenticato i tuoi capelli e la boccuccia ch'era la mia vita. Ma sogno notte e dì la mia casetta, la mia vecchietta che sempre aspetta... L'amore del paese e della mamma è una gran fiamma che brucia il cuor! Questa tristezza, questa nostalgia sono il ricordo dell'Italia mia! Ma sogno notte e dì la mia casetta, la mia vecchietta che sempre aspetta... L'amore del paese e della mamma è una gran fiamma che brucia il cuor! Mamma ... io morirò di nostalgia se non rivedo te ... e l'Italia mia!
Amiamo, come se fossimo bambini. Sorridiamo, senza un motivo e un perchè, non importa cosa ci dicono. Manteniamo l' allegria nello sguardo, sarà un vero esercizio, ci aiuterà a dimenticare la nostra tristezza e penseremo ad un giorno più luminoso. Prima di chiudere il sipario e dire basta, aspettiamo: C'è ancora un'altra chance, un altro gioco da giocare ... ... E la vita è bella così.
Beautiful That Way (La Vita è Bella) (Music: Nicola Piovani; lyrics: Noa + Gil Dor)
Smile, without a reason why Love, as if you were a child Smile, no matter what they tell you Don't listen to a word they say 'Cause life is beautiful that way Tears, a tidal-wave of tears Light that slowly disappears Wait, before you close the curtain There's still another game to play And life is beautiful that way Here, in his eyes forever more, I will always be as close As you remember from before. Now, that you're out there on your own Remember, what is real and What we dream is love alone. Keep the laughter in your eyes Soon, your long awaited prize We'll forget about our sorrow And think about a brighter day 'Cause life is beautiful that way We'll forget about our sorrow And think about a brighter day 'Cause life is beautiful that way There's still another game to play And life is beautiful that way
TRADUZIONE (di Cle Reveries) La Vita è Bella (Music: Nicola Piovani; parole: Noa + Gil Dor)
Sorridi, senza un motivo e un perchè Ama,come se fossi un bambino Sorridi,non importa cosa ti dicono Non ascoltare una parola di quello che dicono Perchè la vita è bella così. Lacrime,una marea di lacrime Luce che lentamente scompare Aspetta,prima di chiudere il sipario C'è ancora un altro gioco da giocare E la vita è bella così. Qui, nei suoi occhi eternamente ancora, sarò sempre così vicina Come tu da prima lo ricordi Ora, che sei fuori là da solo Ricorda, quello che è vero E quello che sognamo è l' amore (insieme) da soli.
Mantieni la risata negli occhi Presto verrà premiata la tua lunga attesa Dimenticheremo la nostra tristezza E penseremo ad un giorno più luminoso Perchè la vita è bella così. Dimenticheremo la nostra tristezza E penseremo ad un giorno più luminoso Perchè la vita è bella così. C'è ancora un altro gioco da giocare E la vita è bella così.
Alice Pyne Con grande tristezza ho letto l'ultimo post della mia coraggiosa amica blogger Alicepyne che da giugno 2011 è stata qui a "Alice's Bucket List". Lo ha postato la sua amica amica Vicky che le è stata molto vicina in questi anni insieme ai suoi amici intimi. L'ha aiutata a realizzare i suoi desideri, quelli della sua bucket list che sono nella prima pagina del suo blog.
Riporto il post --------------------------------------------- 12 January 2013 Sad news
Our darling girl, Alice, gained her angel wings today. She passed away peacefully with Simon, Milly and myself by her side. We are devastated and know that our lives will never again be the same.
------------------------------------------ Piena di vita e determinata nella realizzazione dei suoi propositi, è stata un esempio per tutti, si presentava così
Hi, I'm 17 years old and live with my parents and sister in Ulverston. I've been fighting cancer for over 5 years and now I know that the cancer is gaining on me and it doesn't look like I'm going to win this one :( I'm hoping to write in here as much as I can and I'm also going to show my bucket list which I'm trying to get done before I have to go. Hopefully, I'll update as I tick each one off the list :)
Se si guardano gli ingredienti di questa pietanza, è facile accorgersi che è l'espressione di una sana cucina le cui origini si perdono nella notte dei tempi.
Il pane è stato il primo manufatto dell'uomo preistorico, quando già conosceva il fuoco e da nomade era diventato stanziale e si dedicava alla pastorizia e all'agricoltura. Dopo aver imparato a riconoscere le piante commestibili, raccoglieva i semi, li selezionava, riservava i migliori per la nuova semina, i rimanenti li cucinava interi, ma sapeva anche che se li frantumava ricavava delle farine che impastate e cucinate diventavanoottimo nutrimento, otteneva così pane, pitte, focacce, farinate o minestre.
Usava condimenti sani e molto semplici, aveva imparato a riconoscere la vegetazione che gli cresceva spontaneamente intorno rubando alla natura i suoi segreti. Sapeva cucinare erbe, fiori, radici e tuberi, aveva imparato che frantumando bacche e drupe poteva insaporire le povere pietanze ed infine cominciò ad usare come condimento il prodotto della frantumazione delle drupe come l'oliva, o i frutti secchi come l'uva passa, le noci, le mandorle o il latte e i suoi derivati. Tutte cose sane che si usano da sempre nella cucina mediterranea.
Il Pancotto Andriese, è il ricordo della mia prima infanzia, dal sapore di cose semplici e genuine, di giochi all'aperto tra i suoni della natura. Erano tempi durissimi, però. Il senso dell'ospitalità di quelle povere famiglie era ammirevole. All'imbrunire, al rientro dai lavori nei campi degli uomini di casa, molto spesso mi auto-invitavo alle loro tavole. Per loro che misuravano le gocce d'olio e le molliche di pane, aggiungere un altro coperto era un piacere, e aumentare un po' le dosi di pane raffermo e mettere un cucchiaio in più d'olio, sapevano che avrebbero reso felice me e la loro figlia, la mia amica.
Mia madre non usava preparare cose così semplici e saporite, per loro erano la monotonia di ogni giorno, per me una festa. Qui trovate la mia ricetta, è personale, è quella che preferisco, frutto di adattamenti al gusto dei miei commensali molto esigenti.
Il pancotto della tavola povera dei miei amici è semplicissimo, io lo preparo spesso, tutte le volte che cucino le cime di rape. Per me è un ritornare nel passato, a quella mensa così piena di speranza e di gioia.
Lo preparo solo per me perchè seguo una dieta ipoglicemica e ho anche bisogno di sali minerali, e poi è velocissimo e riciclo facilmente il pane raffermo.
La preparazione che seguo è rapida e semplicissima, vi do' anche alcuni consigli che lo rendono più asciutto perchè non mi piacciono le brodaglie. Non ha un aspetto affascinante, se lo proponete a un bambino introducetelo come la pappa di un super eroe, funziona sempre.
Se non trovate le rape e volete riciclare il pane potete seguire lo stesso procedimento ma con altre verdure, è sempre buono e salutistico.
INGREDIENTI:
500 - 600 gr. di cime di rapa, in Campania si chiamano friarielli, le potete trovare ovunque, il peso è da considerare come gà pulite, cioè prive di foglie dure o maltrattate, e mi raccomando procuratevi solo quelle dai fiori chiusi e ancora verdi;
del pane ben raffermo di ogni tipo (a fette alte o tozzi , ottimo quello di semola), ma va bene qualunque tipo, deve essere ben asciutto. La prima volta calcolatene meno di 50 gr. a persona (per me ne metto 25- 30 gr);
un po' d'olio extravergine d'oliva;
acqua salata, non molta, per lessare la verdura.
PREPARAZIONE:
Lavate la verdura, facendola stare immersa in abbondante acqua per pochi minuti e poi rilavatela per altre tre o quattro volte. Guardate con attenzione se è ancora rimasta della terra o se c'è qualche affettuoso amichetto (molto spesso chiocciole) che allontanerete subito. Poi mettetele a sgocciolare.
Portate ad ebollizione l'acqua salata in una casseruola alta, metteteci le cime di rape e fatele cuocere a vostro gusto, a me piacciono cottee non spappolate. Poi scolatele e tenetele da parte.
Assicuratevi che il pane si sia ben conservato (cioè privo di eventuali macchie o con un odore di vecchio) e ben asciutto. Se lo conservate nel sacchetto di carta facendolo un p0' traspirare, non avrete sorprese.
Qualche minuto prima di mettervi a tavola, riportate ad ebollizione l'acqua in cui avete già cucinato le rape, e mettete a cuocere il pane per pochi minuti, deve essere lucido e non si deve spappolare, sarà solo aumentato di volume.
Lo togliete subito e lo lasciate scolare di quasi tutta l'acqua assorbita nella cottura
Lo mettete nel piatto vicino alle rape, lo condite con un po' d'olio (i miei amici ne mettevano pochissimo perchè era prezioso) a piacere.
Servite ben caldo.
A me piace così, ma se lo volete più gustoso potete ripassare le rape:
INGREDIENTI PER RIPASSARE LE RAPE ( o altre verdure):
Olio
Spicchio d'aglio
Peperoncino (secondo i gusti)
Una foglia di alloro
PREPARAZIONE
In una padella antiaderente, io preferisco quella un po' più alta di tipo wok, fate riscaldare bene l'olio con l'aglio e il peperoncino,
quando è diventato molto caldo, non fumante, ci mettete le rape (o le altre verdure) e la foglia di alloro.
Fate insaporire un pochino e poi servitele nei piatti.
Nella stessa padella in cui avrete lasciato un po' del condimento delle rape, ripassate anche il pane già cotto, se necessario aggiungete un altro poco d'olio, ma per mia esperienza basta quello del soffritto precedente.
poi servitelo accanto alle rape e portate subito tutto in tavola.
La prima volta che ho sentito questa canzone così trascinante, me lo sono chiesto, e poi richiesto. La risposta è sempre una: La vita va vissuta con saggezza per capire il suo grandissimo valore. Solo se la rispettiamo ci ricompensa e ci dona tutte le sue immense grazie. La vie ne vaut rien di Alain Souchon Il a tourné sa vie dans tous les sens Ha girato la sua vita in tutti i sensi Pour savoir si ça avait un sens l'existence Per sapere se aveva un senso l'esistenza Il a demandé leur avis à des tas de gens ravis Ha chiesto il loro parere a un sacco di gente felice Ravis, ravis, de donner leur avis sur la vie Felice, felice di dare il suo parere sulla vita Il a traversé les vapeurs des derviches tourneurs Ha attraversato vapori dervisci rotanti Des haschich fumeurs et il a dit Di fumo e hashish, ha detto [Refrain] :
La vie ne vaut rien, rien, rien, la vie ne vaut rien La vita non vale niente, niente, niente, la vita non vale niente Mais moi quand je tiens, tiens, Ma quando voglio, voglio, Là dans mes mains éblouies, Qui nelle mie mani bollenti Les deux jolis petits seins de mon amie, I due graziosi piccoli seni della mia amica Là je dis rien, rien, rien, rien ne vaut la vie Allora dico niente, niente, niente, niente vale la vita
Il a vu l'espace qui passe Ha visto lo spazio che passa Entre la jet set les fastes, les palaces Tra il fasto del jet set, hotel di lusso Et puis les techniciens de surface Ed ancora i tecnici di superficie D'autres espèrent dans les clochers, les monastères Altri sperano nei campanili, nei monasteri Voir le vieux sergent pépère mais ce n'est que Richard Gere, Vedere il vecchio sergente Pepper, ma non è altro che Richard Gere, Il est entré comme un insecte sur site d'Internet E' entrato come un insetto sul sito Internet Voir les gens des sectes et il a dit Vedere le persone delle sette e ha detto
[Refrain]
La vie ne vaut rien, rien, rien, la vie ne vaut rien La vita non vale niente, niente, niente, la vita non vale niente
Il a vu manque d'amour, manque d'argent Ha visto una mancanza di amore, mancanza di soldi Comme la vie c'est détergeant Come la vita è detergente Et comme ça nettoie les gens, E mentre pulisce persone Il a joué jeux interdit pour des amis endormis, Ha giocato giochi proibiti per gli amici addormentati, Et il a dit Ed ha detto: [Refrain]
La vie ne vaut rien, rien, rien, la vie ne vaut rien La vita non vale niente, niente, niente, la vita non vale niente