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«Io prendo manciate di parole e le lancio in aria; sembrano coriandoli, ma alla fine vanno a posto come le tessere di un mosaico».
(Renato Rascel)
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sabato 3 marzo 2012

ANCORA SU LUCIO DALLA



4 Marzo 1943


Lucio Dalla,  il fratello maggiore di tutti noi. Quando ero ancora inesperta e molto vulnerabile, l'ho incontrato  così, con questa canzone, "4 Marzo 1943", il suo aspetto naif, una voce particolarmente penetrante e un  nuovo modo di cantare fatti e persone. L'ho ascoltato ed ho accolto subito il suo invito alla riflessione sui problemi sociali del mio tempo.
Non era giusto, infatti, considerare frutto del peccato il bimbo nato da un incontro di due persone non sposate.  Non era da considerare come un tabù o qualcosa di molto imbarazzante da dover essere accettato come un peccato mortale, l' incontro tra un soldato americano e una brava ragazza italiana in una realtà come quella della nostra seconda guerra mondiale.  
La narrazione di una realtà pura e semplice senza malizie e pregiudizi, sembrava squarciare i veli di una educazione amorevole ma falsa. Non era una canzone che attestava  con ironia e un pizzico di malizia con allusione indiretta ai pregiudizi dei contemporanei, come era avvenuto con la "Tamburriata" di grande e innegabile valore, ma sempre pura narrazione in un'ottica stereotipata.
Subito, al suo primo ascolto, ho notato  qualcosa di più significativo: un ribadire che tutti i cuccioli d'uomo sono "Gesùbambino", non disgrazie o figli del peccato. 
Così, prendendo per mano tutti gli uomini di buona volontà,  al suono di una perfetta musica, come un onesto "pifferaio Magico", ci ha fatto comprendere che tutti i bambini sono attesi con amore dalla propria mamma, e che ogni mamma è grande proprio per questo. 
Cantando senza ipocrisia o falso moralismo ci ha raccontato di questa ragazzina che aveva conosciuto il segreto per eccellenza della vita (quella con la V maiuscola intendiamoci), nella sua bellezza e nell'incanto in attimi dolcissimi, e come ricordo e dono graditissimo aveva avuto un "Bambinello" che le aveva motivato la sua esistenza. Lo aveva atteso nel disagio più squallido (una taverna)  e "l'unico vestito che aveva addosso" le segnava il tempo della gestazione divenendo "sempre più corto". Ed ancora, lo aveva tirato su con il suo amore, l'affetto e la comprensione di una collettività semplice e solidale come i pastori che accolsero il Figlio di Dio.


 Non so se sia facile comprendere cosa sia stata questa narrazione per me ancora adolescente, educata alla conoscenza dei valori  dell' esistenza umana da persone impreparate, o spaventate,  ma soprattutto in una scuola ancora molto lontana dal capire cosa significhi educare i giovani alla vita . 


Era ancora la scuola fascista del "credere e obbedire"

giovedì 1 dicembre 2011

AIDS




AIDS: L'ACRONIMO CHE VORREI NON AVESSE UN SIGNIFICATO COSI' AMARO .

Ricordare e riflettere su questo gravissimo problema è un dovere per tutti. Ci aiuta a diventare più consapevoli del valore della nostra vita, ad essere più responsabili delle nostre azioni, a liberarci di stupidi pregiudizi e principalmente a formare i nostri giovani. 

venerdì 25 novembre 2011

VIOLENCE AGAINST WOMEN


ABBIAMO PROPRIO BISOGNO DI RIBADIRLO ?


Mentre leggevo di questa ricorrenza, passatami dal mio amico Gemisto (http://gemisto.iobloggo.com/) mi sono fatta questa domanda, e mi sono anche chiesto: "Ma noi donne non abbiamo gli stessi diritti di tutti gli esseri umani? Abbiamo sempre bisogno di farlo notare che siamo degli individui paritari?"
Considerando le statistiche sugli abusi alle donne, pare però che questo sia ancora molto necessario! 
Allora, perchè non intervenire sull'educazione dei maschietti con esempi e lezioni di comportamento civile validi per tutti senza discriminazione?
Se ci sono menti deviate, perchè non curarle con adeguate terapie scientifiche specifiche?
Forse perchè siamo sempre divisi in genere maschile e genere femminile e le funzioni di leader vengono assegnate prevalentemente ai maschietti?