"rascel

«Io prendo manciate di parole e le lancio in aria; sembrano coriandoli, ma alla fine vanno a posto come le tessere di un mosaico».
(Renato Rascel)
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martedì 28 ottobre 2014

e... voila!

Eccomi di ritorno!
Mi sono fatta prendere da una sana pigrizia.
Un po' di ozio forse mi ci voleva, ma con l'ozio non si deve esagerare se è troppo può anche nuocere.
Ho sentito il bisogno di ritornare al mio solito carpe diem.
Mi sono resa conto che i ricordi cominciavano a prendere il posto predominante della giornata, come se i fantasmi si facessero sempre più pressanti distogliendomi dalla realtà.
Troppi sono stati gli eventi che hanno contribuito al mio stato d'animo. Sono fatti della vita che accadono a tutti, nascite, morti, incontri di persone lontane perdute di vista da molto tempo. Ma io non ne voglio parlare, non ci casco.
Solo vi propongo di gustare questi due video-capolavori che sono diventati i motivi conduttori di questo mio periodo.
Non fatevi prendere solo dalla melodia i versi sono ammirevoli leggeteli col cuore .
"Tiempe belle e na vote" antico classico napoletano che in un verso rende in sintesi il mio stato d'animo.
"In my life" dei Beatles è sempre stata la colonna sonora dei miei momenti di nostalgia.



TIEMPE BELLE E NA VOTE 
Tempi Belli Di Un Tempo
(di Aniello Califano 1916)
(traduzione di Cle Reveries)

Tu mme vuó fa capì ca si’ cuntenta.
Tu mi vorresti far capire che sei contenta.
I’ voglio fà vedé ca so’ felice.
io vorrei far vedere che sono felice.
Ma ‘a verità nisciuno ‘e nuje nun dice.
Ma la verità nessuno di noi la dice.
Sti core nuoste avesser’ ‘a parlà.
Se dovessero parlare questi nostri cuori . 

Tiempe belle e na vota,
Tempi belli di un tempo,
tiempe belle addó’ state?
Tempi belli dove siete?
Vuje nce avite lassate,
voi ci avete lasciato,
ma pecché nun turnate?
ma perchè non ritornate?
Tiempe belle e na vota,
Tempi belli di un tempo,
tiempe belle addó’ state?
tempi belli dove siete?
Vuje ce avite lassate,
Voi ci avete lasciato,
pecché nun turnate?
perchè non ritornate?

Mo pe’ sfurtuna mia stóngo cu n’ata,
Ora per mia sfortuna sto conun'altra
pe’ nu capriccio tu cu n’ato staje.
per un capriccio stai con un altro.
Se sònna chella ca nn’ ‘a lasso maje
Si sogna quella che non lascio mai
e se lusinga chillo ‘mbraccio a te.
e si lusinga quello che è tra le tuebraccia.

Tiempe belle e na vota,
Tempi belli di un tempo,
tiempe belle addó’ state?
tempi belli dove siete?
Vuje nce avite lassate,
voi ci avete lasciato,
ma pecché nun turnate?
ma perchè non ritornate?
Tiempe belle e na vota,
Tempi belli di un tempo,
tiempe belle addó’ state?
tempi belli dove siete?
Vuje ce avite lassate,
Voi ci avete lasciato,
pecché nun turnate?
perchè non ritornate?

Nuje pe’ vulerce bene simmo nate,
Noi siamo nati pervolerci bene,
facìmmole cuntente chisti core,
accontentiamo questi cuori
turnammo n’ata vota a chill’ammore
torniamo un'altra volta a quell'amore
ca, pe’ destino, nun ce vò’ lassà.
che per destinonon ci vuole lasciare.

Tiempe belle e na vota,
Tempi belli di un tempo,
tiempe belle addó’ state?
Tempi belli dove siete?
Vuje nce avite lassate,
voi ci avete lasciato,
ma pecché nun turnate?
ma perchè non ritornate?
Tiempe belle e na vota,
Tempi belli di un tempo,
tiempe belle addó’ state?
tempi belli dove siete?
Vuje ce avite lassate,
Voi ci avete lasciato,
pecché nun turnate?
perchè non ritornate?

...e questa non la dimentico mai...





In My Life - The Beatles (1965)
Nella Mia Vita
(trad. di Cle Reveries)
There are places I'll remember all my life, 
Ci sono posti che ricorderò per tutta la vita,
though some have changed. Some forever not for better
sebbene  qualcuno sia cambiato.Qualcuno per sempre, non in meglio.
some have gone and some remain.

Qualcuno se ne è andato, qualcuno è rimasto.


All these places have their moments

Tutti questi luoghi hanno i propri momenti
with lovers and friends I still can recall.

Con amori e amici che ancora posso ricordare
Some are dead and some are living,
Qualcuno è morto, qualcuno è vivo.
In my life I've loved them all.
Nella mia vita li ho amati tutti.

But of all these friends and lovers
Ma tutti questi posti hanno i propri momenti
there is no one compares with you.
non c'è nessuno paragonabile a te. 
And these memories lose their meaning
E questi ricordi perdono di significato 
when I think of love as something new.
quando penso all'amore come qualcosa di nuovo.

Though I know I'll never lose affection
Anche se so  che non perderò l'affetto
for people and things that went before

per le persone e le cose che sono passate
I know I'll often stop and think about them

So che mi fermerò spesso a pensare a loro
in my life

Nella mia vita
I love you more.
Vi amerò di più.

martedì 18 marzo 2014

FATHER AND SON





Cari papà,...forse non ci avete mai pensato, ma...
ma ci sono tante piccole attenzioni che noi grandi rivolgiamo ai nostri cuccioli, magari li consideriamo gesti banali e scontati, però sono il cardine su cui ruota la loro vita.
Anche noi ormai diventati grandi, qualche volta ci  siamo sorpresi a dire: "Questo me lo ha insegnato il mio papà", lo abbiamo detto quasi certamente con tanto rimpianto e nostalgia per le manifestazioni di affetto ricevute allora. Certamente non sono state dimenticate ma sicuramente tutti noi sentiamo ancora molto forte il bisogno di quelle "coccole".
Non ho voglia di ripetere quanto ho già detto in un altro post dedicato a quella figura che è sempre impressa nel nostro cuore. Mi devo fermare: rischio di essere patetica, se proprio lo vorreste leggere è qui.
Vi racconto solo quello che mi ha detto poco tempo fa mia figlia.
S. ormai adulta, ma sempre molto affettuosa e piena di premure per il suo papà (anche per la mamma, a dire il vero), nell'allacciarsi le scarpe ha detto: "Vedi, questo me lo ha insegnato papà, tu non eri capace,  come le annodi tu, io non ci riuscivo, lui sapeva farlo meglio, lui sì che mi capiva e mi capisce!"
Sono tornata indietro nel tempo. L'ho rivista piccina, con le scarpette rosa coi lacci come quelle dei "grandi", con suo padre che le insegnava delle manovre per lei molto importanti che sua madre non era capace di insegnarle. Mio marito, lì chino su di lei tutto complice e sorridente, giusto per coinvolgermi scherzosamente,  le aveva detto: "Sì, le mamme, si danno un sacco di arie, ma non capiscono niente!"
Lei aveva aggiunto: "Sono i papà che sanno fare bene le cose!

....e del mio papà cosa posso dire?

Lui sì che sapeva come si legge l'ora!
Avevo appena imparato i numeri, gli stavo intorno e come al solito mi interessavo del suo inseparabile orologio. Una "cipolla da tasca" comprata quasi un secolo fa, col suo primo stipendio,  e da cui non si era mai separato, (e non lo fece mai, fino al giorno in cui dovette separarsi da tutte le cose di questo mondo).
Non mi rispose esprimendosi vagamente e un pochino infastidito come faceva di solito. Forse aveva capito che era arrivato il momento giusto, o anche per accontentarmi finalmente. Con un tono di voce solenne, ma particolarmente dolce che ancora ricordo, con molta calma e chiarezza,  cominciò a spiegarmi il funzionamento del magico strumento.
Ed io questo momento non l'ho mai dimenticato!

Cari papà, mia madre non lo sapeva fare, era sempre molto nervosa per gli innumerevoli compiti e doveri materni a cui badare, d'altro canto,come tutte le mamme e le mogli. Ma voi non perdete questi momenti memorabili, sono tali per loro, vostri cuccioli, ma sono preziosi e impagabili anche per voi!!!

...... e del vostro papà cosa potete dire?


La cipolla come quella del mio papà
 (questa è di http://www.arsantik.com.).

La sua, un' Omega, ha una catena di acciaio.

La custodisco ancora io ed è

 perfettamente funzionante !!





le vendono ancora!!







FATHER AND SON

Father 
It's not time to make a change, 
Just relax, take it easy. 
You're still young, that's your fault, 
There's so much you have to know. 
Find a girl, settle down, 
If you want you can marry. 
Look at me, I am old, but I'm happy. 

I was once like you are now, and I know that it's not easy, 
To be calm when you've found something going on. 
But take your time, think a lot, 
Why, think of everything you've got. 
For you will still be here tomorrow, but your dreams may not. 

Son 
How can I try to explain, when I do he turns away again. 
It's always been the same, same old story.
From the moment I could talk I was ordered to listen. 
Now there's a way and I know that I have to go away. 
I know I have to go. 

Father 
It's not time to make a change, 
Just sit down, take it slowly. 
You're still young, that's your fault, 
There's so much you have to go through. 
Find a girl, settle down, 
if you want you can marry. 
Look at me, I am old, but I'm happy. 

Son 
All the times that I cried, keeping all the things I knew inside, 
It's hard, but it's harder to ignore it. 
If they were right, I'd agree, but it's them you know not me. 
Now there's a way and I know that I have to go away. 
I know I have to go.


PADRE E FIGLIO
TRADUZIONE
di Cle Reveries

Padre 
Non è il momento di fare cambiamenti,
Rilassati, prenditela tranquillamente. 
Sei ancora giovane, questa è la tua colpa, 
C'è ancora tantissimo che devi sapere, 
Trova una ragazza, metti su casa, 
Se vuoi puoi sposarti. 
Guarda me, sono vecchio, ma sono felice 

Un tempo ero come  sei ora tu, e so che non è facile, 
Stare calmi quando si trova qualcosa da fare
Ma prendi tempo, pensaci molto 
Perchè? pensa a tutto quel che hai avuto. 
Per te sarà ancora qui il tuo domani, ma forse non i tuoi sogni 

Figlio 
Come posso provare a spiegarglielo?
Quando lo faccio lui se ne va di nuovo da un'altra parte 
Ed è sempre stato così. 
La stessa vecchia storia 
Dal momento in cui ho cominciato a parlare mi è stato ordinato di ascoltare
Ora che c'è una opportunità, io so che devo andarmene 
Io so che devo andare 

Padre 
Non è il momento di fare cambiamenti,
Solo sietidi, prenditela con calma
Sei ancora giovane, è questo il tuo problema 
C'è così tanto su cui devi riflettere 
Trova una ragazza, metti su casa,
Se vuoi puoi sposarti 
Guarda me, sono vecchio, ma sono felice 

Figlio
Tutte le volte che ho pianto, tenendomi dentro tutto quello che sapevo
Ed è duro, ma è più duro ignorarlo
Se fosse stato giusto, io sarei stato d'accordo, ma tu lo sai non lo era per me.  
Ora che c'è una opportunità, io so che devo andarmene 
Io so che devo andare. 



giovedì 5 dicembre 2013

5).... waiting for Christmas...


...  oh yes, 20 days to Christmas!
.... e siamo al quinto giorno di dicembre, il mese dell'attesa, delle riflessioni e... della gioia. 
*
Cosa c'è al numero cinque?
Un'allegra canzone natalizia, "Mo vene Natale", di Renato Carosone con un suggerimento autoironico valido in questo periodo di crisi.
Meditate gente, meditate!



Cari amici,
Forse qualcuno ha bisogno di una traduzione italiana, eccola:
Adesso viene Natale, sono al verde (non ho denaro) mi leggo il giornale e vado a coricarmi!
Mamma, mamma dammi una mano perchè dopodomani finisce la settimana e non so come fare!
Adesso viene Natale, sono al verde (non ho denaro) mi leggo il giornale e vado a coricarmi!
(coro)e vattene a coricare!

(viene così ripetuto tutto)


mercoledì 4 dicembre 2013

4) ...waiting for Christmas...

...  oh yes, 21 days to Christmas!
.... e siamo al quarto giorno di dicembre, il mese dell'attesa. 
*

Cosa c'è al numero quattro?
Semplicemente la riflessione sulla realtà umana e sul Tempo.



Sono due pensieri umani di epoche diverse che mi hanno coinvolta tantissimo.

Quella del post "Sleeping with ghosts" di Max di Grigionebbia

"Frequentare una Casa Protetta per anziani è destabilizzante.
Mette in dubbio le poche certezze che uno aveva faticosamente accumulato negli anni passati....."

 e quella dell'ultimo post di Gemisto, un pensiero di un Uomo del X secolo che fu un matematico, astronomo, poeta e filosofo persiano.

O TU CHE...
(ʿUmar Khayyām Nīshāpūr, Persia 31/5/1048 – 4/12/1131)

O tu che notte e giorno ansioso guardi ai beni del mondo
E mai non pensi a quel giorno ultimo, giorno greve,
Torna in te, dunque, e guarda bene un istante,
Guarda agli altri tuoi simili cosa fa il Tempo!


Questo un tempo era stampato in modo indelebile nel DNA dell'uomo e rimboccarsi le maniche era un dovere umano, ora pare che si stia cancellando o si sia già cancellato, purtroppo il progresso e la "civiltà" ha prodotto anche questo!



mercoledì 16 ottobre 2013

16 ottobre




http://clereveries.blogspot.it

oggi
di  Mari 
Anni di vita insieme 

anni del nostro noi

che ha preso vita

e dato vita

anni con te

anni con me

oggi


"...cercando di migliorare sempre!"
... e ogni giorno una nuova vita, sempre più bella e completa !!!!









giovedì 10 ottobre 2013

DOMANDE SENZA RISPOSTE ...

Quando attraversiamo periodi così pieni di caotici avvenimenti sono inevitabili le molte domande che ci poniamo per poterci orientare e trovare una risposta logica umana che non troviamo. 
Che fare? 
Io trovo consolazione in questa poesia, la ripropongo dal mio post del 10 dicembre del 2011 insieme ad "Amazing Grace" l'antica preghiera cristiana e famoso gospel.

SII PAZIENTE...
 Rainer Maria Rilke
http://it.wikipedia.org/wiki/Rainer_Maria_Rilke

Sii paziente verso tutto ciò
che è irrisolto nel tuo cuore…
cerca di amare le domande, che sono simili a
stanze chiuse a chiave e a libri scritti
in una lingua straniera.
Non cercare ora le risposte
che possono esserti date
poiché non saresti capace di convivere con esse.
E il punto è vivere ogni cosa.
Vivere le domande ora.
Forse ti sarà dato, senza che tu te ne accorga,
di vivere fino al lontano
giorno in cui avrai la risposta.


AMAZING GRACE

giovedì 30 maggio 2013

BELLA .... CIAO !

Sarai sempre indimenticabile esempio di coerenza e sensibilità....
...e....
 immenso senso umano.

Una donna completa, unica in tutte le tappe della vita!
Per la tua coerenza e unica fede
GRAZIE !




.....addio FRANCA ....
SEI ANCORA e SARAI SEMPRE GRANDISSIMA...
GRAZIE


martedì 28 maggio 2013

IL CUORE MATTO HA CESSATO DI FARE "DUM DUMDUM DUMDU", MA NEL NOSTRO CUORE RISUONA ANCORA

Ero bambina e tu mi conquistavi col tuo rock italiano più di tutti gli altri, tu eri l'Elvis Presley made in Italy.
Ti sentivo più vicina a me, sapevi di normalità.

Le tue parole sottolineavano la mia prima adolescenza, mi sentivo protagonista del mondo che cantavi.
Mi sei entrato nel cuore scandendo il tempo più fresco e più bello.
..... e come tutti i grandi
 sei sempre vivo dentro di me.
Cantavi così.










venerdì 17 maggio 2013

La vita è breve ... amate i vostri figli

La mia amica Ale me l'ha ricordato con le parole di Mother, il capolavoro di John Lennon. 
A me hanno fatto venire i brividi, non so a voi.


     MOTHER
(John Lennon)


Mother, you had me, but I never had you 
I wanted you, you didn't want me
So I, I just got to tell you
Goodbye, goodbye

Father, you left me, but I never left you
I needed you, you didn't need me
So I, I just got to tell you
Goodbye, goodbye

Children, don't do what I have done
I couldn't walk and I tried to run
So I, I just got to tell you
Goodbye, goodbye

Mama don't go
Daddy come home

     MAMMA

(trad. CleReveries)
Mamma, tu mi hai avuto, ma io non ho mai avuto te.
Io volevo te, tu non mi volevi.
Così devo, devo solo dirvi,
Addio, addio.

Papà, mi hai lasciato, ma io non ti ho mai lasciato.
Avevo bisogno di te, tu non avevi bisogno di me
.
Così io, io devo solo dirvi.
Addio, addio.

Bambini, non fate quello che ho fatto io.
Non sapevo camminare e ho provato a correre.
Così io, devo solo dirvi
Addio, addio.

Mamma, non andare
Papà, torna a casa.

Mamma, non andare
Papà, torna a casa.

sabato 20 aprile 2013

"CORE ANALFABETA"




da Google Immagini qui

Stu core analfabbeta
tu lle purtat a scola,
e s'è mparat a scrivere,
e s'è mparat a lleggere
sultanto na parola:

"Ammore" e niente cchiù.



  
 ehh sì, correva l'anno 1969     
quando il mio cuore ha
 imparato  a leggere.


Core analfabbeta

Dal film "Siamo Uomini o Caporali"
Versi e musica di Antonio De Curtis in arte Totò



Stu core analfabbeta 
tu lle purtat a scola
e se mparat a scrivere,
e se mparat a lleggere
sultanto 'na parola:
Ammore
e niente cchiu'


Ammore,
ammore mio si tu, femmena amata.

Passione, 
passione ca a sta vita daie calore. 
Quann te vas a vocca avvellutata,
chistu vellut m'accarezza 'o core,

stu core, ca tu pa' man lle purtat a scola,
e se mparat a scrivere,
e se mparat a legger...

Ammore e niente cchiu'. 

Stu core analfabbeta
mo soffre e se ne more 
penzann ca si femmena 
e te putesse perdere 
e perdere ll'ammore 
ca lle mparat tu. 
Giùrem ancora ca tu si mia 
primma ca me ne moro 'e gelusia. 

Passione, 
suspir 'o core mio femmena amata, 
tu lle mparat a scrivere, 
tu lle mparat a leggere... 

Ammore e niente cchiu'. 



Bei versi, vero?

Meritano una traduzione italiana, non tutti conoscono il napoletano.

Eccola:

Cuore Analfabeta
(tradotta da Cle Reveries)

Questo cuore analfabeta
tu lo hai portato a scuola
e ha imparato a scrivere,

e ha imparato a leggere
soltanto una parola:
Amore
e niente più.

Amore,
amore mio sei tu, donna amata.
Passione,
passione che dai calore a questa vita. 
Quando ti bacio la bocca vellutata,
questo velluto mi accarezza il cuore,
questo cuore, che tu hai portato a scuola per mano
e ha imparato a scrivere
e ha imparato a leggere...

Amore e niente più.


Questo cuore analfabeta
ora soffre e muore
al pensiero che sei donna
e ti potrebbe perdere
e perdere l'amore
che gli hai insegnato tu. 

Giurami ancora che tu sei mia,
prima che io muoia di gelosia.

Passione,
donna amata, sospira il cuore mio,
tu gli hai insegnato a scrivere,
tu gli hai insegnato a leggere...

Amore e niente più

Ho ricercato un po', ma ne è valsa la pena.
Guardate cosa ho trovato:

giovedì 11 aprile 2013

Quando si è poveri?

E' da questa mattina che mi pongo questa domanda a cui non riesco a dare una risposta che vada bene, cioè da quando ho letto la poesia di Neruda "La povertà" che riporto  alla fine del testo.
Vivendo in un periodo in cui si parla molto  di recessione globale e di povertà sempre più dilagante, mi sono resa conto di aver sinceramente perduto il senso ed il significato di questa atavica situazione.
La povertà, sì che la conosco. Per fortuna indirettamente. L'ho vista furoreggiare con la grande indigenza in cui si era tutti nel dopoguerra.
La percepivo quotidianamente nel vedere le privazioni a cui erano sottoposti i miei coetanei. Negli occhi lucidi della povera donna che veniva a chiedere a mia madre  piccole somme in prestito 
il lunedì e ritornare per restituirle il sabato e ripetere il rito nuovamente il lunedì successivo. Nell'andirivieni delle povere giovanissime mamme che bussavano alla nostra porta per sentire consigli incoraggianti da mia madre. Una persona disponibile, diventata suo malgrado, punto di riferimento del vicinato che non lesinava comprensione e sapeva ascoltarle. Rappresentava la sorella maggiore che  quelle giovanissime donne avevano sempre desiderato avere. Erano ancora ragazzine, 17 o 18 anni, e già un  carico domestico difficilissimo. Sposate, con un marito anche lui  giovanissimo, e  almeno un figlio con tutte le esigenze dei bambini piccoli. Mia madre riusciva a confortarle e a darle un supporto morale con suggerimenti adeguati ai loro affanni del momento. Sulle incertezze per la  loro prima gestazione o sui loro figli che facevano le normali richieste di tutti i bambini. Ah, dimenticavo proprio quello che a noi figlie dava più fastidio e che disapprovavamo e le rimproveravamo sempre: le iniezioni e l'assistenza ai parti. Lei si giustificava dicendoci che quella gente non avendo soldi per medici e personale tecnico adeguato, si sarebbe trascurata compromettendo il proprio stato di salute.
La povertà, anzi la miseria, l'ho sentita ancora nelle urla disperate della mamma di Riccardina, mentre piangeva sulla bara della sua figlioletta. La mia compagna di giochi era morta di tetano e  per me, che avevo giocato con lei il giorno prima, sicuramente è stato un vero shock, è stato anche il primo incontro con la morte e l'evento più amaro della mia vita. Non dimenticherò mai quello che diceva, quella donna così infelice. Quando ci penso mi sembra realmente inconcepibile per noi. Quella mamma nello strazio  assoluto ricordava quanto bene le avesse voluto e come avesse sempre accontentata in tutte le richieste della sua bimba.Un vero dramma!
Quali desideri aveva avuto in vita la bambina? e quali le sue richieste? Un giocattolo o un vestitino, rispondereste voi. No-o! Solo pane con lo zucchero! Ma, non è per noi assurdo? Vi assicuro questo l'ho vissuto realmente ed è stato sentito dalle mie orecchie.
Vivendo episodi simili, la mia generazione ha vinto la sfida con la povertà minacciosa che le faceva terrore, ma l'ha sempre guardata con dignità e una incoraggiante fiducia.
Avevamo dei modelli di vita vissuta ponderatamente  nella speranza di un futuro migliore. C'era una solidarietà umana veramente sentita, fatta di piccoli gesti, piccole confidenze, qualche buon consiglio, poveri prestiti e spontaneo reciproco rispetto.
Una sana risata, una canzone ascoltata dall'unica radio del vicinato o anche cantata, serviva a scacciare lo stress e la depressione.
Era il tempo e il luogo di cui ho parlato qui in questo mio post dell'anno scorso, per me un periodo di grande formazione.
E sì, devo molto a quella gente.
Se confronto quei tempi con i nostri, mi sembra di essere scesa da un'astronave proveniente da un altro pianeta.
Resto sconcertata per l'eccessiva informazione che considero insana e deviante, un vero lavaggio al cervello. Non che io preferisca ignorare tutto quello che accade, ma c'è solo una eccessiva informazione su una realtà che non è facilmente verificabile, punto e basta. Ho la sensazione che  ci sia una mancanza di volontà ad entrare in contatto con chi soffre, toccare con mano la sofferenza e cercare di dare una mano. C'è solo una finzione di empatia con tutti quelli lontani fisicamente (alludo ai numerosissimi talk show) ma esclude chi ci vive accanto, non ci si preoccupa di chi è vicino. Si sentono parole di solidarietà di facciata, frasi che risultano false o senza senso. Forse è dovuto al cambiamento culturale, cioè al sentirsi parte di un gruppo organizzato che si chiama Stato, con la s maiuscola, in cui basterebbe denunciare quello che accade e delegare le risoluzioni dei problemi agli enti preposti dallo stato. 
Negli anni '50 di cui stavo parlando, si aveva tanto bisogno di solidarietà, non quella denunciata ma quella del contatto fisico. Lo Stato pensava a resuscitare dallo sconquasso per arrivare ad un livello alto non  essenzialmente politico-economico ma anche   ideologico. Questo era sentito dai più sensibili e di buona cultura, certamente meno dai cittadini comuni, educati ed abituati a subire come sempre.
Noi, però, siamo cresciuti nella cultura dello stato che deve provvedere ai bisogni dei suoi cittadini, del “cura promovendae salutis”. La richiesta di un po' di pane urlata dal bimbo affamato, da me ascoltata, o meglio non soltanto da me ascoltata, ma da tutto il vicinato, era l'urlo dei nuovi poveri alle istituzioni. La risposta della povera giovane mamma era sempre la stessa, era un rito scontato. Io non riesco a dimenticarla perchè ci coinvolgeva un po' tutti, in altri termini ci vincolava alla solidarietà e al senso umano. 
Come si può dimenticare la reazione disperata di quella donna. Sempre urlando, sconsolata diceva: "Disgraziè, nan stè (piccola pausa ) vae dalla Signoora!". Così finiva quella sorta di dialogo, e dopo un poco "qualcuno" bussava, e appariva lui sulla nostra porta, carino, profumato di pulito, ben pettinato e felice di rivedere noi.  che lo aspettavamo. La "Signora" per antonomasia era mia madre, mai sorda o distratta nel dare una mano a chi non era fortunato come noi. Lei e tutte le altre "Signore" attrezzate solo di una cultura, una saggezza ed il normale senso umano, le sue umili competenze e la solidarietà umana sostituiva quello che ora pretendiamo dallo stato.
Il mio disgusto, scusatemi ma lo devo dire, è tale quando alle richieste di chi chiede aiuto come quel bambino bello ma indigente, si danno risposte simili  a "Ci dispiace poveretti miei non ci sono fondi", e noi intuiamo il seguito, cioè, andate in televisione a chiedere qualche sms di solidarietà. Così ormai ogni settimana c'è la richiesta di un contributo solidale per sostenere enti privati che fanno le funzioni della "Signora", ormai morta, anche come figura. Ora è l'epoca delle strutture Onlus, veri enti riconosciuti ma non sono ben sovvenzionati.
Quello che mi ha messo veramente in crisi questa mattina è stata la lettura della bella poesia e l'ascolto di altre notizie divulgate in questi giorni. Su un manifesto politico, per esempio, ho letto questo:"Il ... è vicino a tutti i cittadini che in questo momento stanno vivendo momenti difficili".
Ora sono veramente perplessa. Quale conforto possono dare a uno che non sa come sbarcare il lunario frasi come questa?
Bene penso che la vera povertà sia proprio nello sconforto per l' inesistenza di una solidarietà più umana e del calore umano che ridona il sorriso e la fiducia nel futuro.
Quando si è poveri, quindi?
Quando ci si sente abbandonati e privi di speranza, quando ci accorgiamo che non c'è nessuno capace di confortarci e scuoterci dallo sconforto con l'amore per il prossimo, quello che si deve e che è lo stesso che vogliamo noi dagli altri, umile ed umano.
Gustate la delicatezza di questo Neruda, almeno ci si confronta con i nostri sentimenti più belli e sulla schietta fiducia nella vita.
La povertà
(Pablo Neruda Parral, Cile 12/7/1904 - Santiago, Cile 23/9/1973 - Premio Nobel per la letteratura 1971)

Ahi, non vuoi,
ti spaventa
la povertà,
non vuoi
andare con scarpe rotte al mercato
e tornare col vecchio vestito.
Amore, non amiamo,
come vogliono i ricchi,
la miseria.
Noi la estirperemo come dente maligno
che finora ha morso il cuore dell'uomo.
Ma non voglio
che tu la tema.
Se per mia colpa arriva alla tua casa,
se la povertà scaccia
le tue scarpe dorate,
che non scacci il tuo sorriso che é il pane della mia vita
Se non puoi pagare l'affitto
esci al lavoro con passo orgoglioso,
e pensa, amore, che ti sto guardando
e uniti siamo la maggior ricchezza
che mai s'è riunita sulla terra.


........ e
Se desiderate o siete disponibili per una sana risata autoironica, guardate questo grandissimo Totò con tutto un cast di grandissimo valore. Notevole è l'interpretazione di un indimenticabile Marcello Mastroianni.

Una prestigiosa versione cinematografica dell'opera di Eduardo Scarpetta. Molta esagerazione, ma tantissima autoironia.