Ho letto il post "Omofobie strabiche" della mia amica Ross(land), tratta gli stessi punti che vado rimuginando da tempo, con le stesse riflessioni ma non con la sua puntuale e lucida analisi che solo lei sa fare con tanto garbo, competenza e sensibilità.
Per me è come un manifesto che tutti dovrebbero leggere.
So che tra i miei amici blogger e tra quelli che passano in silenzio da qui, ci sono anche omosessuali, splendide e care persone e sento il dovere di divulgare quello che scrive Ross anche per loro.
Se mi fosse possibile lo farei leggere a Dario il mio ex alunno silenzioso, inebetito ed istupidito che mi ha sorriso dopo 5 anni, quando cioè si è liberato dell'oppressione dei genitori, dei pregiudizi e delle amarezze conseguenti e ha conosciuto un mondo, meglio, è riuscito a vedere e percepire il calore umano di chi da cinque anni gli era intorno: il suo mondo fatto di realtà che nulla hanno a che fare con il sesso. Come dice lei del suo amico, le ragazze lo hanno abbracciato con la loro spontaneità e il calore di chi sa che friend e friendship sono validi per tutti i generi.
Se potessi raggiungere Stefano, un ragazzo del basso Salento, che trent'anni fa confessava di farsi uno spinello solo la domenica per tirarsi un po' su, come mi diceva sorridendomi, per sentirsi rincuorato, tra lo scherno delle ragazze e dei ragazzi, suoi compagni di classe che dietro le sue spalle a gesti mi facevano capire che non andava proprio considerato tanto era gay.
Anche se forse troppo tardi, potrebbe avere la certezza che esistono persone come Ross che con la loro sensibilità sanno parlarne come la gente onesta vuole che se ne parli.
Grazie Grande Ross
Grazie Grande Ross
Ecco il link
...: Omofobie strabicheed ecco il post
sabato 27 luglio 2013
Omofobie strabiche
Il mio migliore amico era (è, ma non ci frequentiamo più), un omosessuale.
Con lui ho scambiato confidenze, dolori, lacrime, vacanze, montagne di libri, visto centinaia di films, scorazzato in giro per il mondo per inseguire un concerto o una mostra con quel piacere in più di avere per amico qualcuno con il quale condividi un'intera visione del mondo.
Ma non il sesso.
Non è mai sceso in piazza, che io ricordi, per partecipare a un Gay Pride e mai (che ricordi), ha sentito la necessità di dover fare una battaglia civile per prendersi il diritto a convivere con la persona del suo stesso sesso che amava, né gli è mai passato per la testa di volersi con questa sposare.
Abbiamo invece partecipato insieme a battaglie contro l'ostilità della burocrazia quando questa gli impediva di prendersi cura del suo compagno mentre questi era morente all'ospedale.
E prima ancora, insieme abbiamo partecipato alle battaglie civili per l'aborto, per il divorzio, per la depenalizzazione dell'uso delle droghe leggere, contro la fame nel mondo, per il diritto dei bambini nel mondo ad avere tutti un'educazione scolastica, contro tutte le mafie o per l'acqua pubblica, sulla quale è immorale concedere profitti (ma si concedono).
Tutte battaglie civili che non hanno un'identità sessuale, a ben vedere.
La sua amicizia mi ha insegnato meglio di qualunque codice penale che l'etichetta "omosessuale" ti può essere data a mo' di insulto per ragioni che nulla hanno a che fare con la sessualità e tutto con la miseria spirituale umana.
Trovo che vi sia sempre qualcosa di oscenamente pruriginoso, nelle persone che si occupano delle preferenze sessuali o delle camere da letto altrui.
C'era un motto, piuttosto in voga nei primi anni delle mie amicizie omosessuali, che dice forse più di quanto sembra:" Non sognarlo, fallo!".
Cui faceva seguito:" Veditela, 'sta cosa".
Come a dire che raramente è dato che un argomento tenga banco a lungo senza che chi lo tiene ossessivamente sul tavolo abbia un qualche personale conflitto non risolto sull'argomento di cui dibatte.
Ora, momento in cui pare che il sesso omosessuale sia tornato a essere l'ossessione più comune fra gli eterosessuali con zero conoscenza non solo del mondo omosessuale, ma della loro propria sessualità, mi sentirei di rispolverare entrambi i motti: "Vedetevela, 'sta cosa", e "Non sognatelo, fatelo!".
Indagassero a fondo infatti, i liberi dibattitori del tema omofobia, anche con metà dello zelo con cui si infilano non invitati nei pertugi altrui, potrebbero scoprire di coltivare in se stessi più amoralità di quanta ne potrebbero mai scoprire nelle caste pratiche sessuali di qualunque omosessuale.
Ah, certo, come dimenticarsene?
La morale comune, la famiglia, il nucleo fondativo della società, etc.
Più Mulino Bianco per tutti, concordo.
Peccato non sia data una famiglia in cui non covino rabbie deliranti e spesso orrendamente esplosive: è un rosario quotidiano di mariti che ammazzano le mogli, padri che ammazzano i figli, figli che ammazzano i padri, zii che stuprano le/i nipoti, fratelli che si accordano per far fuori i propri vecchi e godersi l'eredità, fidanzati bravi ragazzi che respinti organizzano lo stupro di gruppo dell'amata istantaneamente declassata a...
Tutte brave sacre famiglie, dedite tutte fino al giorno prima a sbandierare moralità e natura per il verso giusto, ne sono ragionevolmente certa.
Se poi si arriva, per contro, a una legge che vieta anche il solo esprimere un pensiero o una critica sull'omosessualità, punendo l'esercizio di tal pensiero addirittura con il carcere per omofobia, mi pare che siamo alla ratifica per legge di un'ignoranza sessuale assai diffusa.
Non basta la legge ordinaria per punire la discriminazione sessuale o la violenza di qualunque natura, contro un qualunque essere umano, di qualunque sesso questo sia?
Che poi, mi somiglia allo sguardo di un guercio, questa legge: punisce chi esprime pensieri offensivi contro un singolo orientamento sessuale (ogni altra perversione esclusa eh?, purché sia fra due sessi diversi, ça va sans dir), ma tace invece sul reato di tortura, che a me parrebbe tema su cui legiferare ben più urgente e grave, viste le non sentenze per assenza di una tal legge al processo per la macelleria umana al G8 a Genova.
Così mi chiedo: ma qual è il vero problema di chi si perde in discussioni e manifestazioni pro o contro questa legge sull'omofobia?
Che fa il paio, sia chiaro, con la legge sul femminicidio.
Che sia proprio la legge allora, a non funzionare, se anziché applicare i dispositivi di legge esistenti ci diventa necessario legiferare in modo personalizzato se a essere malmenato o ucciso o offeso o perseguitato è una donna o un omosessuale o un bambino o un...
O forse c'è che qualcosa non va in noi.
Forse non abbiamo proprio voglia di evolverci come umani, se ancora non riusciamo a convivere con le mille diverse interpretazioni dell'esistenza, che ogni essere umano rappresenta con il suo solo esistere, e reagiamo a ogni diversità e a ogni pensiero differente dal nostro con la stessa brutalità pavloviana dell'ominide del paleolitico che conosce ancora solo l'uso dei latrati bisillabici e della clava, che alza minaccioso contro ogni cosa a lui sconosciuta che si muova sotto il suo ristretto angolo di cielo.
Con lui ho scambiato confidenze, dolori, lacrime, vacanze, montagne di libri, visto centinaia di films, scorazzato in giro per il mondo per inseguire un concerto o una mostra con quel piacere in più di avere per amico qualcuno con il quale condividi un'intera visione del mondo.
Ma non il sesso.
Non è mai sceso in piazza, che io ricordi, per partecipare a un Gay Pride e mai (che ricordi), ha sentito la necessità di dover fare una battaglia civile per prendersi il diritto a convivere con la persona del suo stesso sesso che amava, né gli è mai passato per la testa di volersi con questa sposare.
Abbiamo invece partecipato insieme a battaglie contro l'ostilità della burocrazia quando questa gli impediva di prendersi cura del suo compagno mentre questi era morente all'ospedale.
E prima ancora, insieme abbiamo partecipato alle battaglie civili per l'aborto, per il divorzio, per la depenalizzazione dell'uso delle droghe leggere, contro la fame nel mondo, per il diritto dei bambini nel mondo ad avere tutti un'educazione scolastica, contro tutte le mafie o per l'acqua pubblica, sulla quale è immorale concedere profitti (ma si concedono).
Tutte battaglie civili che non hanno un'identità sessuale, a ben vedere.
La sua amicizia mi ha insegnato meglio di qualunque codice penale che l'etichetta "omosessuale" ti può essere data a mo' di insulto per ragioni che nulla hanno a che fare con la sessualità e tutto con la miseria spirituale umana.
Trovo che vi sia sempre qualcosa di oscenamente pruriginoso, nelle persone che si occupano delle preferenze sessuali o delle camere da letto altrui.
C'era un motto, piuttosto in voga nei primi anni delle mie amicizie omosessuali, che dice forse più di quanto sembra:" Non sognarlo, fallo!".
Cui faceva seguito:" Veditela, 'sta cosa".
Come a dire che raramente è dato che un argomento tenga banco a lungo senza che chi lo tiene ossessivamente sul tavolo abbia un qualche personale conflitto non risolto sull'argomento di cui dibatte.
Ora, momento in cui pare che il sesso omosessuale sia tornato a essere l'ossessione più comune fra gli eterosessuali con zero conoscenza non solo del mondo omosessuale, ma della loro propria sessualità, mi sentirei di rispolverare entrambi i motti: "Vedetevela, 'sta cosa", e "Non sognatelo, fatelo!".
Indagassero a fondo infatti, i liberi dibattitori del tema omofobia, anche con metà dello zelo con cui si infilano non invitati nei pertugi altrui, potrebbero scoprire di coltivare in se stessi più amoralità di quanta ne potrebbero mai scoprire nelle caste pratiche sessuali di qualunque omosessuale.
Ah, certo, come dimenticarsene?
La morale comune, la famiglia, il nucleo fondativo della società, etc.
Più Mulino Bianco per tutti, concordo.
Peccato non sia data una famiglia in cui non covino rabbie deliranti e spesso orrendamente esplosive: è un rosario quotidiano di mariti che ammazzano le mogli, padri che ammazzano i figli, figli che ammazzano i padri, zii che stuprano le/i nipoti, fratelli che si accordano per far fuori i propri vecchi e godersi l'eredità, fidanzati bravi ragazzi che respinti organizzano lo stupro di gruppo dell'amata istantaneamente declassata a...
Tutte brave sacre famiglie, dedite tutte fino al giorno prima a sbandierare moralità e natura per il verso giusto, ne sono ragionevolmente certa.
Se poi si arriva, per contro, a una legge che vieta anche il solo esprimere un pensiero o una critica sull'omosessualità, punendo l'esercizio di tal pensiero addirittura con il carcere per omofobia, mi pare che siamo alla ratifica per legge di un'ignoranza sessuale assai diffusa.
Non basta la legge ordinaria per punire la discriminazione sessuale o la violenza di qualunque natura, contro un qualunque essere umano, di qualunque sesso questo sia?
Che poi, mi somiglia allo sguardo di un guercio, questa legge: punisce chi esprime pensieri offensivi contro un singolo orientamento sessuale (ogni altra perversione esclusa eh?, purché sia fra due sessi diversi, ça va sans dir), ma tace invece sul reato di tortura, che a me parrebbe tema su cui legiferare ben più urgente e grave, viste le non sentenze per assenza di una tal legge al processo per la macelleria umana al G8 a Genova.
Così mi chiedo: ma qual è il vero problema di chi si perde in discussioni e manifestazioni pro o contro questa legge sull'omofobia?
Che fa il paio, sia chiaro, con la legge sul femminicidio.
Che sia proprio la legge allora, a non funzionare, se anziché applicare i dispositivi di legge esistenti ci diventa necessario legiferare in modo personalizzato se a essere malmenato o ucciso o offeso o perseguitato è una donna o un omosessuale o un bambino o un...
O forse c'è che qualcosa non va in noi.
Forse non abbiamo proprio voglia di evolverci come umani, se ancora non riusciamo a convivere con le mille diverse interpretazioni dell'esistenza, che ogni essere umano rappresenta con il suo solo esistere, e reagiamo a ogni diversità e a ogni pensiero differente dal nostro con la stessa brutalità pavloviana dell'ominide del paleolitico che conosce ancora solo l'uso dei latrati bisillabici e della clava, che alza minaccioso contro ogni cosa a lui sconosciuta che si muova sotto il suo ristretto angolo di cielo.