"rascel

«Io prendo manciate di parole e le lancio in aria; sembrano coriandoli, ma alla fine vanno a posto come le tessere di un mosaico».
(Renato Rascel)

venerdì 21 dicembre 2012

TEMPI DURI


E sì, mala tempora currunt!

Perchè non prendiamo lezione dal maestro Impallato?

Guardiamo un po' questo video, ci farà sorridere senz'altro, ma farà anche riflettere molto.

Se vi è venuta voglia di vederne di più, qui troverete il film completo "il maestro di Vigevano" con un Alberto Sordi impareggiabile attore ed interprete di una società sempre uguale nelle miserie, ma ricchissima di risorse dell'arte dell'arrangiarsi di cui noi Italiani siamo sempre stati grandi maestri.
Il film nel video, e precisamente l'escursione didattica nei campi di questi miseri e un po' squallidi personaggi, è uno spaccato di vita del dopoguerra. Sembrerebbe un po' paradossale ma  nel dopoguerra eravamo un po' tutti così, sempre un coltello a portata di mano (in tasca o nella borsetta e non per autodifesa), una borsa capiente (per gli uomini una cartella da legale che dava più carisma da intellettuale, o una sacca di stoffa riciclata per le donne) e tutti una fame da morire portata a spasso con malcelata disinvoltura.
Da piccola come ho già detto,  ero sempre presa tanto dalla curiosità di conoscere meglio i grandi che mi capitavano sotto tiro e ne ho visto di belle ed esemplari.
Molto spesso nessuno badava a me, troppo piccola per essere un testimone o troppo invisibile perchè preferivo non mettermi troppo in evidenza. 
Dalla terrazza di cui ho già parlato qui, ho assistito ( e memorizzato anche) tante avventure da maestro di Vigevano!!!
Persone insospettabili che si appropriavano delle cose lasciate per pochi minuti incustodite dai vicini di casa, persone rispettabilissime e anche di ineccepibile reputazione.
Quella che non dimenticherò mai è l'avventura della nonna dei miei amichetti, mi ha profondamente lesa la stima per una donna che rappresentava una istituzione per me che non avevo conosciuto le mie nonne.  Senza essere vista, l'ho colta sul fatto  mentre si appropriava della legna dei vicini di casa. Pochi tronchetti sistemati sul portabagagli della bicicletta sgangherata di un poveretto che l'aveva lasciata incustodita per qualche minuto, intento com'era a sistemare altro in casa.
Quello che mi colpì particolarmente fu la falsità della donna. Al poveretto che, meravigliato della scomparsa del suo misero carico, le chiese se si fosse accorta di chi si era impossessato della sua legna, lei molto meravigliata e dispiaciuta rispondeva di non aver visto nessuno e che era appena uscita di casa. Proprio quel "non ho visto nulla" mi sembrava un peccato mortale, ma ora penso che forse era solo malcelata indigenza.
Quelli erano tempi molto difficili che però possono insegnarci qualcosa, forse magari a sfruttare le risorse che ci offre la natura.
A quei tempi tutti sapevano riconoscere le erbe selvatiche edibili, a tutti erano note le loro proprietà terapeutiche, così quando ne avevano bisogno o avevano voglia di evadere, in comitiva, donne bambini e anziani, si recavano  negli spazi di terra incolta, o giardini trascurati, come se si andasse al supermercato odierno.
Nel mio caso nella stazione ferroviaria era il nostro luogo preferito. Tra i vecchi vagoni inutilizzati, noi giocavamo agli indiani o all'assalto altreno da parte dei banditi, mentre le nostre mamme si divertivano a raccogliere cicorielle e tutto ciò che era mangiabile. Mi sembrava facessero una specie di gara a chi ne trovasse di più. 
Cosa raccoglievano? Oltre al tarassaco (zangone) e alla cicoriella più facile da ritrovare c'erano la borragine, la lattughella, il cascigno, il caccialepre e il cicorione che erano più rare e costituivano il vanto di chi le raccoglieva.

Ecco le principali ambite erbette che venivano preparate dalle mie donne, erano buonissime!
Provate anche voi a riconoscerle e magari in una escursione come quella che si faceva allora, potrete unire l'utile al dilettevole. Qui troverete ottimi suggerimenti e come riconoscerle, o anche qui ci sono belle schede che vi aiuteranno a capirne di più. Eruditevi bene, sarete ben preparati per le passeggiate primaverili!

Vi ho già parlato della cicoriella in questo mio post.


Cicoriella di campo





Tarassaco (dente di leone, etc.)
Anche del tarassaco o zangone ve ne ho parlato sempre qui nello stesso post, ma nel link della foto potrete trovare una bellissima scheda










Borragine
 da Elicrisio,rivista sull'ambiente

La borragine era la più ambita da tutti, perchè è dolce e si può preparare in tanti modi. Qui in questa pagina potete trovare alcune ricette molto interessanti







...e buona spesa al mercatino della natura!




sabato 15 dicembre 2012

Povertà, talento, amore, tanta voglia di musica e normalità... e immondizie.

"IL MONDO CI MANDA I RIFIUTI NOI GLI RIMANDIAMO LA MUSICA "
Favio Chavez, direttore d'orchestra
Solo il video è un manifesto completo dell'amore per la musica, unica alternativa di evasione nella consapevolezza dei propri valori e nobili attitudini di un popolo sfortunato che a fatica riesce a dare speranza ai suoi giovani.
Una sintesi della tenacia, della inventiva, della passione di giovani molto poveri che hanno  fiducia nei "doni" che gli vengono offerti, meglio dati con arroganza sotto  forma di rifiuti.
Sì, noi mandiamo le immondizie e loro ricambiano offrendoci con molta eleganza e grazia la musica di un'orchestra che con magia e solo amore per la Vita, quella con la V maiuscola, riesce a coinvolgere l'intero mondo!
Il video è il trailer del  film documentario lungometraggio " Paraguay Landfill Harmonic"  che uscirà nel 2014.
( N.B. il video è stato oscurato, ma  è possibile vederlo direttamente da You Tube cliccando qui  :D)



Sono ragazzi, direi bambini,  come tutti alla loro età hanno solo ideali e sogni. 
Loro però, devono mettere in atto tutta la loro inventiva per dare valore alle loro misere risorse per non soccombere. 
A Cateura in Paraguay, una baraccopoli tra i rifiuti provenienti da tutto il mondo, l'amore per la musica è stimolo vitale per i giovani. Se non fosse per l'attaccamento alla vita della loro orchestra, non è esagerato dirlo, verrebbero sopraffatti dalla miseria interiore: a loro è garantito solo lo squallore dei nostri rifiuti come unica risorsa economica oltre alle tentazioni della delinquenza. 
Anna Maribel Rios Bardados, di 13 anni, violinista è orgogliosa del suo violino riciclato. 
Un'altra ragazzina dice di sentire le"farfalle nello stomaco" quando ascolta il suono di un violino, è una sensazione che non sa spiegare... 
Per un'altra ancora la sua esistenza non avrebbe senso senza la musica.
Juan Manuel Chavez, di 19 anni, suona il violoncello, ed è anche lui orgoglioso del suo strumento fatto col legno di scarto, una lattina di olio vuota, vari utensili da cucina, tra cui addirittura un attrezzo per fare gnocchi,  tutto raccolto dal cumulo dei rifiuti.
"In una comunità come Cateura", dice il loro maestro. "non si potrebbe mai avere un violino perchè costa quanto una casa, quindi lo si rimedia dalla massa di rifiuti che ormai fa parte del loro panorama.
Ormai quello di selezionare i rifiuti per poi venderli è diventato il lavoro di tutte le famiglie"
L'ideatore costruttore degli strumenti dice che non avrebbe mai immaginato di costruire strumenti come quelli usati dai componenti dell'orchestra, ed è felicissimo nel vedere un bambino suonare un violino riciclato.
Continua dicendo che  è una esigenza umana segnalare questo miracolo a tutto il mondo. Che così la gente si rende conto che non dovrebbe buttare i rifiuti senza curarsene.... non dovrebbe buttare via anche la gente....!!!

Diffondere la loro storia che sa di favola mi sembra un dovere, un omaggio a chi sogna, ama la musica, ha solo quella e vive con il suo talento.


sabato 8 dicembre 2012

UNA BELLA RIFLESSIONE



DALAI LAMA 
PREMIO NOBEL PER LA PACE 1989
"Quello che mi ha sorpreso di più negli uomini dell'Occidente è che perdono la salute per fare i soldi e poi perdono i soldi per recuperare la salute. Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere né il presente né il futuro. Vivono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto." 
(citato dal DALAI LAMA in Reata Strickland, Interview with God, Free Press, 2002. ISBN 978-0743229579)






Questo me lo sono sempre detto, naturalmente non con le stesse parole, e non mi sono mai stancata di ripeterlo ai giovani:
VIVI IL PRESENTE 
il passato non c'è più e il futuro non sai come sarà perchè non dipende solo da te!
CARPE DIEM

sabato 1 dicembre 2012

TROVA IL TEMPO


... abbiamo sempre fretta, ci manca sempre il tempo per fare...


... cosa?

Arrivare più in fretta a rimpiangere momenti come questi?

Fermiamoci, godiamoceli questi piccoli regali, solo ora ne abbiamo l'opportunità, 

di "doman non v'è certezza"!



lunedì 26 novembre 2012

LA COSA "PIU' STRAORDINARIA" DI QUESTA ESTATE (2012): CASSIOPEA

Un regalo tanto desiderato, sempre sognato,

 e ora....

Miracolosamente ricevuto!

Immagine dal web

Sono ancora così emotivamente scossa che non so come cominciare.
Ma tranquilli, è proprio una bellissima storia!
I protagonisti?
Ve li presento subito:
ZAZZA' e ACHILLE, e CASSIOPEA, così in ordine di anzianità
Chi sono?
Da più di 25 anni sono con noi, almeno nel nostro cuore, ma sono stati, e continuano ad esserlo sempre, i nostri pets .
Sono una famiglia di testudo hermanni ovvero tartarughe di terra.
Achille e Zazzà hanno visto crescere i miei figli, hanno fatto parte della loro vita dall'infanzia e li hanno accompagnati per tutta la loro adolescenza e anche oltre.
Erano il loro orgoglio ed anche l'ammirazione dei loro amichetti.
Sapevo che il mio secondogenito, a cui avevamo regalato Achille, un maschio di tredici anni quando lui ne aveva solo sette o otto, lo aveva portato a scuola su richiesta della sua straordinaria maestra. Era stato inconsapevole protagonista nella classe ed "usato" come sussidio didattico. Pare che successivamente la stessa avventura fosse toccata anche a Zazà. 
Non avevo mai capito quanto potessero essere stati importanti anche per quei ragazzini. Me ne resi conto quando ormai Zazzà ed Achille erano con noi già da una decina di anni. Uno  di loro me lo ero ritrovato come alunno al primo anno nelle superiori.
A scuola, in una lezione sulla famiglia anglosassone, avevo parlato dei "pets" come membri di tutto rispetto e considerati a tutti gli effetti parte del nucleo famigliare. Per dimostrare che aveva capito il concetto, un ragazzo, coetaneo di mio figlio, fece il nome di Achille. 
Sapevo che aveva frequentato la stessa classe del mio secondogenito nelle elementari ma mi aveva sorpreso il fatto che conoscesse come mai lo avevamochiamato Achille.
Achille è velocissimo, una cosa inaspettata per noi che abbiamo sentito dire sempre "lento come una tartaruga"! 
Al nostro primo incontro, non riuscivamo a stargli dietro e mio marito lo aveva fermato dicendogli: "Vieni qua; Piè Veloce, dove vuoi andare?", avendo una grande passione per la mitolagia greca, mio figlio cominciò a gridare rivolgendosi alla povera bestiolina un po' spaventata: "Tu sei Achille, allora!".
Sì anche adesso, come allora, è velocissimo e temerario. Qualche volta lo abbiamo anche perduto e poi ritrovato fortunatamente a qualche isolato dalla nostra casa, o qualcuno ce lo ha riportato.
Ci piacciono tantissimo gli animali, ma non vogliamo far loro violenza relegandoli in casa e in cattività costringendoli ad una vita egoisticamente a dimensione umana. Così, non ricordo se l'anno successivo o lo stesso anno, arrivò Zazzà, una signorina tartaruga sui 15-18 anni.
"Perchè proprio questo nome?" è stata la domanda ricorrente di tutti. Essendo molto schiva, anzi meglio, meno avventurosa del suo compagno, usava nascondersi ad ogni piccola sensazione di cambiamento esterno.
Appena arrivata a casa, il primo giorno, messa per terra in giardino, improvvisamente era scomparsa dalla nostra vista. Come faccio sempre per sdrammatizzare una situazione imbarazzante, cominciai a canticchiare "Addò sta Zazzà" (dove sta Zazzà). Così tutti, quando la ritrovammo lì vicino, dietro un vaso, allegramente gridarono: "Sì, lei è Zazzà"
La loro vita è stata sempre così tranquilla e monotonamente coinvolgente. Letargo invernale per Zazzà, semiletargo per Achille e risveglio in primavera con vita sociale, anzi coniugale, tranquilla e disinvolta. Scoprimmo con sorpresa ed emozione che ci aspettavano,  perchè appena sentivano la musica che immancabilmente ascoltavo di ritorno da scuola, si presentavano per darmi a loro modo il buon giorno. Aspettavano al sole, sotto il gradino della porta del giardino, per un saluto e un po' di frutta o verdura. E lo stesso rito si ripeteva con l'arrivo dei bambini di cui amavano le loro immancabili coccole, le loro risatine e le loro esclamazioni di gioia.
Abbiamo imparato tanto da loro, animali molto riservati ma molto decisi ed ostinati. Ci hanno insegnato a rispettare tutti gli animali con la conoscenza e la comprensione. Abbiamo capito bene che l'etologia non è una scienza che si studia sui libri, ma è la comprensione del pensiero del mondo animale e che ci insegna a non essere presuntuosi ed onniscienti padroni del mondo.
 Il loro comportamento e le relative reazioni verso il mondo esterno all'inizio ci hanno un po' disorientati. Per la nostra completa ignoranza delle loro regole di vita, pensavamo che Achille non sopportasse la presenza di Zazzà. La mordeva e la inseguiva, dal mio punto di vista una vera persecuzione, sembravano vere e proprie violenze che finivano con  fragorosi atti sessuali. Scusatemi ma da ignorante ed abituata a valutazioni umane per me era pura violenza, esagerato, vero? Ci ho messo un po' di tempo per capire che quello era il loro corteggiamento, ora so che l'amava come noi umani sappiamo amare.
Achille è stato un maschio molto esigente, Zazzà una madre che non ha forse mai conosciuto le sue creature. Con una puntualità sorprendente, verso la fine di giugno, deponeva tre o quattro uova. Non le interrava, non so perchè le deponesse lì, dove mettevamo il loro cibo, come se ce le donasse.
Per noi quello era un momento magico, ci elettrizzava letteralmente, ma ci metteva anche in un grande imbarazzo perchè non sapevamo cosa fare.
Ogni hanno sperimentavo quello che di volta in volta riuscivo a sapere consultando internet, enciclopedia e consigli di amici più fortunati, una mia collega ne aveva tante e diventavano sempre di più.
Così lo loro vita a due è continuata nella solita, monotona ma coinvolgente routine. Letargo invernale per Zazzà, semiletargo per Achille, risveglio,  piena attività così per tutti questi anni fino alla primavera scorsa.
Una mattina, al risveglio dal letargo, ho notato in Zazzà dei gonfiori ed una lentezza un po' sospetta. Il suo modo così poco reattivo era durato tutto il giorno, mi aveva proprio inquietata.
Il giorno successivo l'ho trovata morta.
E' ancora con noi, sepolta nel luogo dove preferiva stare, all'ombra di un vecchio limone e sotto le calle e le violette.
Achille ha sofferto tanto per la sua scomparsa, l'ha cercata disperatamente, "annusando" e seguendo tutti i percorsi fatti da lei solitamente, con commovente e sconsolata perseveranza.
Ho sofferto tanto e ne soffro ancora, é stata oggetto dei miei sogni, non erano sogni tristi. La vedevo sempre circondata da tante piccole tartarughine, e una in particolare piccolissima sembrava volesse offrirmela. Erano bellissime!
Tutto questo tormento psicologico è durato  fino a quando....
A questo punto non mi è facile continuare la storia, per me è ancora incredibile.
Dopo più di un mese dall'accaduto, una mattina, mio marito tutto emozionato con una voce e l'espressione di chi ha visto un miracolo, mi ha invitata ad uscire in giardino per vedere qualcosa che mi avrebbe fatta felice. Non so perchè ho pensato a quel piccolo esserino che Zazzà mi offriva nel sogno e gli ho detto meravigliandomi di ciò che dicevo: "C'è un'altra tartaruga, vero?".
non avevo finito di parlare  e mi accorsi che giù in giardino con Achille che mangiava c'era un'incredibile visione. Apparsa come regalo del paradiso delle tartarughe, Cassiopea era lì, un esserino, una miniatura di 3,7 centimetri di diametro dal peso di 16 grammi che ora è con me in casa in semiletargo!
Perchè l'ho chiamata Cassiopea così con l'accordo di tutta la famiglia, perchè è venuta dal  nulla come la saggia tartaruga parlante, amica di Momo dell'omonimo romanzo di M. Ende.




  Frammento video dol film MOMO tratto dall'omonima opera di M. Ende, belissima favola e splendido romanzo in cui co- coprotagonista è Cassiopea, una tartaruga che dialoga con una bambina, Momo, di cui si ignora del tutto il suo passato. Cassiopea le è sempre vicina le dà conforto e ottimi consigli. Splendida la colonna sonora di Branduardi: un incanto che emoziona tanto.