Ho l’abitudine di "vivere" completamente i luoghi in cui mi capita di passare periodi importanti della mia vita.
Ci sono parecchi posti che sono miei, cioè mi hanno dato tutta la loro intimità e da cui ho appreso come riconoscere le loro palpitazioni, i loro segnali che ti invitano a farla tua. Sembrerebbe un discorso da pazzi per chi abita in un posto ma non ci vive, è solo un ospite esigente: volere tutto e non dare nulla. Nemmeno un po’ di ascolto a quel respiro, a quella voce che si espande su un territorio che sembra arido e senz’ anima, una cosa da sfruttare e basta.
Se siamo capaci di mettere a tacere il nostro egoismo, a poco a poco e lentamente ci capiterà di imparare a decodificare tutti i linguaggi in cui si esprime la nostra terra.
Il ritmo e l’accento che caratterizza il modo di parlare della gente, fatto di storia comune e di sensibile apporto privato, è quello che mi colpisce per primo. Poi ci sono i suoni della vita quotidiana, i giochi e gli scherzi fatti per strada, la musica che si ascolta.
Insomma la voce della gente che assume e riassume tutto il calore vivo e privato, che si esprime in tutto il suo mondo. Sa di lavori tipici, di strumenti antichi e moderni, di odori di una esistenza completa. Quello dei cibi è quello che mi affascina e mi stimola maggiormente più d’ogni altro.
Il vento veicola il tutto dando una caratterizzazione diversa a seconda della direzione in cui soffia, così dice anche come vive da sempre quel luogo che mi ha aperto il suo cuore.
A questo punto inevitabilmente si pensa al rumore del traffico. Per me non è sempre solo rumore, penso che i mezzi di trasporto siano come degli strumenti musicali, molto spesso in mano di incompetenti. Amare il proprio strumento e non servirsene solo per ferire la gente, una chitarra usata solo come arma.
Un centro abitato può indicare la qualità e il senso civico di chi ci vive e si muove con un mezzo qualsiasi, penso ai ciclisti delle città ben organizzate che con i campanelli così allegri danno vita ad un’armonia così intonata. Penso ai semafori che scattando ad intervalli regolari e fanno variare i suoni secondo la diversa provenienza delle auto, non un monotono orchestrare, ma a volte un calmo, altre un vivace o un forte.
E poi la vita per le strade! Non è possibile dimenticare le scritte sui muri che mi danno tutto il polso della città!
Concedetemi questa trasgressione, ma girare in una città e vedere scritte come “TI AMO DA MORIRE”, mi fa dimenticare che è un reato imbrattare i muri!
Ascoltiamo questo famoso Pino Daniele come sente la sua città, è un esempio di come vivere e interpretare il proprio paese.
Ci sono parecchi posti che sono miei, cioè mi hanno dato tutta la loro intimità e da cui ho appreso come riconoscere le loro palpitazioni, i loro segnali che ti invitano a farla tua. Sembrerebbe un discorso da pazzi per chi abita in un posto ma non ci vive, è solo un ospite esigente: volere tutto e non dare nulla. Nemmeno un po’ di ascolto a quel respiro, a quella voce che si espande su un territorio che sembra arido e senz’ anima, una cosa da sfruttare e basta.
Se siamo capaci di mettere a tacere il nostro egoismo, a poco a poco e lentamente ci capiterà di imparare a decodificare tutti i linguaggi in cui si esprime la nostra terra.
Il ritmo e l’accento che caratterizza il modo di parlare della gente, fatto di storia comune e di sensibile apporto privato, è quello che mi colpisce per primo. Poi ci sono i suoni della vita quotidiana, i giochi e gli scherzi fatti per strada, la musica che si ascolta.
Insomma la voce della gente che assume e riassume tutto il calore vivo e privato, che si esprime in tutto il suo mondo. Sa di lavori tipici, di strumenti antichi e moderni, di odori di una esistenza completa. Quello dei cibi è quello che mi affascina e mi stimola maggiormente più d’ogni altro.
Il vento veicola il tutto dando una caratterizzazione diversa a seconda della direzione in cui soffia, così dice anche come vive da sempre quel luogo che mi ha aperto il suo cuore.
A questo punto inevitabilmente si pensa al rumore del traffico. Per me non è sempre solo rumore, penso che i mezzi di trasporto siano come degli strumenti musicali, molto spesso in mano di incompetenti. Amare il proprio strumento e non servirsene solo per ferire la gente, una chitarra usata solo come arma.
Un centro abitato può indicare la qualità e il senso civico di chi ci vive e si muove con un mezzo qualsiasi, penso ai ciclisti delle città ben organizzate che con i campanelli così allegri danno vita ad un’armonia così intonata. Penso ai semafori che scattando ad intervalli regolari e fanno variare i suoni secondo la diversa provenienza delle auto, non un monotono orchestrare, ma a volte un calmo, altre un vivace o un forte.
E poi la vita per le strade! Non è possibile dimenticare le scritte sui muri che mi danno tutto il polso della città!
Concedetemi questa trasgressione, ma girare in una città e vedere scritte come “TI AMO DA MORIRE”, mi fa dimenticare che è un reato imbrattare i muri!
Ascoltiamo questo famoso Pino Daniele come sente la sua città, è un esempio di come vivere e interpretare il proprio paese.