"rascel

«Io prendo manciate di parole e le lancio in aria; sembrano coriandoli, ma alla fine vanno a posto come le tessere di un mosaico».
(Renato Rascel)

sabato 9 marzo 2013

PITTA CU LI SPUNZALI o CALZONE ANDRIESE. VEGETARIANA E VEGANA

Tradizione di San Giuseppe e del Venerdì Santo della Puglia
(Sì, è decisamente per gli amici vegetariani ed, eliminando un ingrediente secondario, le alici, è anche vegano)
( La foto qui a sinistra è la Pitta cu li Spunzali o Calzone Andriese da Google)

Ho già parlato della pitta, (quella della foto qui a sinistra è precisamente della pitta salentina, cioè di quell'antichissima focaccia della Magna Grecia che i latini chiamavano "picta", cioè pittata, dipinta. Al suo nascere, infatti, era una focaccia con disegni sulla superficie. Preparata in particolari festività in epoche preistoriche dagli abitanti di questi luoghi per ingraziarsi gli dei e le divinità di allora.  Cotta dapprima sulla brace e poi nel forno di campagna. Uno speciale coperchio di ferro, o anche di coccio, su cui veniva messa la brace controllata costantemente, posto sulla teglia ben salda su un treppiedi con sotto la brace. Fino a poco tempo fa, come ho visto ancora cuocere da donne abili e molto legate alle antiche usanze, Venivano cotti così anche biscotti e taralli squisitissimi.
Impasto con farina,
acqua,lievito e sale.
Ma cosa è uno sponzale? è la cipolla, pianta agliacea a ciclo biennale  nell'ultima fase, cioè prima di mettere il fiore e i semi in aprile - maggio. Perciò la pitta salentina e il calzone andriese sono state tradizionalmente preparate per il periodo di quaresima. Essendo vegetariana era proprio il  piatto importante  giusto per osservare l'obbligo dell'astensione alle carni imposto dalla Chiesa fino al secolo scorso. Da qui la tradizione la voleva e continua ancora a prepararsi per San Giuseppe e per il Venerdì Santo come il Mercoledì delle Ceneri che sono giorni di digiuno e come tutti i Venerdì nella quaresima. in cui non si può mangiare carne
Anche se assomiglia tantissimo al porro, lu spunzale non è il porro. E' molto più tenero e ha un sapore più dole ma deciso. 
Alloro
(foto da Google)
Gerhard Rohlfs nel suo "Vocabolario dei dialetti salentini "- Congedo Editore- alla voce "spunzala" f., dice: "pollone fresco di cipolla, cipolla quando mette il fiore (serve per il seme), cipolla col bulbo tenero." Alla voce "spunzale" m., dice: "cipolla giovane senza bulbo che si mangia fresca, pollone fresco di cipolla, specie di porro."


GLI INGREDIENTI:


PER L'MPASTO
 (dose per una teglia da forno tonda di media grandezza)
Spunzali
  • gr. 500 di semola rimacinata di grano duro,
  • 1 cubetto e mezzo di lievito di birra che scioglierete al momento in una ciotola con un po' d'acqua tiepida. 
  • 2 cucchiai di olio extravergine d'oliva.
  • Un po' di sale. 
    PER IL RIPIENO
    • gr.500 di spunzali, solo la parte bianca, mondati cioè, senza le radici, le parti secche o marce,  lavati, sgocciolati e affettati .
    • Olive nere
      (foto da Google)
      Alici sott'olio
      (però, non per i Vegani)
      • gr.200 di olive nere snocciolate.
      • Un po' di uva passa se fate il calzone andriese, questa è l'unica differenza con la pitta. 
      • 2 foglie di alloro.
      • sale, pepe.
      •  olio extravergine d'oliva q.b.
      • 4 o 5 filetti di alici sott'olio (non per i Vegani, però)

      PREPARAZIONE:
      Olio extravergine d'oliva
      (foto da Google)
      • Impastare la farina con il lievito diluito in poca acqua tiepida senza sale e i due cucchiai d'olio, impastate, e a poco a poco aggiungetene dell'altra acqua sempre tiepida ma salata. Fate attenzione, mi raccomando, a separare il sale dal lievito altrimenti viene compromessa la lievitazione.
      • Lavorate l'impasto molto bene: tutto deve essere ben amalgamato, abbastanza morbido, compatto ed elastico. 
      • Mettetelo in un recipiente largo e alto (io uso un tegame medio, dovrebbe contenere il doppio del volume dell'impasto).
      • Copritelo con un coperchio o la pellicola trasparente e lasciatelo riposare al caldo per circa un'ora e anche più (meglio nel forno che avrete riscaldato a 100 gradi e poi spento prima di infilare il recipiente con l'impasto). 
      • Quando si sarà raddoppiato di volume avrà raggiunto una buona lievitazione.
      Procedete ora con il ripieno della "pitta":
      • In una padella fate soffriggere in abbondante olio extravergine d'0liva le cipolle tagliate a fettine sottilissime,  con la foglia di alloro che toglierete alla fine;
      • quando la cipolla sarà imbiondita,
      • aggiungete  
      • l'uva passa ammollata nell'acqua tiepida e le alici sott'olio (per i vegani naturalmente non vale questo passaggio).
      • aggiungere le olive nere snocciolate e tagliate in quattro,
      •  e lasciate ancora cuocere dolcemente controllando che non si asciughi troppo.
      •  Dopo una mezzora aggiustate di sale, togliete dal fuoco e lasciate raffreddare.
      • Foderate una teglia con carta forno, o mettete direttamente dell'olio nella teglia ungetela abbondantemente, non siate avari con l'olio, mi raccomando.
      • Intanto l'impasto sarà lievitato, avrà raddoppiato il suo volume. Dividetelo in due parti non uguali. La grande servirà come base della focaccia e la piccola la ricoprirà. Un suggerimento per non impiastricciarvi le mani di pasta ungetevele d'olio per facilitare tutta l'operazione.
      • Stendete la pasta o con il matterello oppure schiacciatela con le mani, foderate il fondo e i bordi della teglia. Con la forchetta punzecchiate la base, questo servirà ad evitare le bolle d'aria che a volte si formano. 
      • Inserite la cipolla con le olive e le acciughe, (mi raccomando togliete l'alloro) ormai tiepido distribuendolo uniformemente, 
      • Con l'altra parte dell'impasto formate un disco piuttosto sottile e ricoprite, sigillando il tutto con la pasta dei bordi rimboccandola e schiacciandola con la forchetta, oppure pizzicando i due lembi con le dita.
      • Sempre coi rebbi della forchetta. punzecchiando tutta la superficie, fate dei disegni, per esempio se la teglia è tonda realizzate dei cerchi concentrici o una spirale, o dei quadrati, avrete anche voi così una "picta" come quelle antiche e ci sarà anche la possibilità di una buona evaporazione durante la cottura. (in gergo: "farà da cumignolo").
      • Per renderla più colorata ungetela ben bene con dell'olio.
      • Lasciatela lievitare al caldo ancora per almeno per una mezz'ora.
      • Avrete già preriscaldato il forno al massimo (forno possibilmente non ventilato). Lasciate cuocere a 200° per più di tre quarti d'ora, forse un'ora, dipende dal tipo di forno che avete. Mi raccomando sorvegliatela ogni tanto come fate con le altre focacce.
      • E' pronta quando si stacca dai bordi,  è ben cotta oltre ad aver assunto un colore dorato e l'aspetto che ha nella foto, morbida dentro e croccante fuori.
      • Sfornatela e scolate immediatamente l'eventuale eccesso di olio, fatelo subito altrimenti viene purtroppo assorbito. Credetemi è un segreto dei fornai che ho "rubato" da piccola quando andavo al forno a comprare il pane buonissimo di Altamura in quei forni che ormai sono spariti e facevano tanti gustosi prodotti.
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      Ecco la pitta realizzata da Ross, una tra le mie vere e care amiche.
      Me l'ha inviata oggi 24-marzo, come aveva promesso commentando il post.
      E bellissima, vero? Brava Ross, è "pictata" proprio benissimo, un vero capolavoro, anzi come dici tu:
      " Meravigliosa!
      E, contrariamente a ciò che pensavo, non pesante e senza "strascichi" post prandiali." 
      Grazie Ross, rifalla per Venerdì Santo, ripeterai il successo!
      .... e tanti auguri!!!

      Foto gentilmente concessa dall'amica Ross - http://rossland.blogspot.it/  Tutti i diritti sono riservati all'autore





      giovedì 7 marzo 2013

      ONE DAY, WE'LL BE....

      Promemoria: ricorrenza 8 marzo


      One day baby, we’ll be old
      Un giorno bambina, saremo vecchi
      And think of all the stories that we could have told.
      E penseremo a tutte le storie che avremmo potuto dire
      Asaf Avidan - One Day
       (Reckoning Song)

      ONE DAY  (Reckoning Song)
      UN GIORNO (Canzone confidenziale)

      No more tears, my heart is dry
      Non ho più lacrime, il mio cuore è arido
      I don’t laugh and I don’t cry

      Non rido e non piango
      I don’t think about you all the time

      Non penso a te tutto il tempo
      But when I do – I wonder why

      Ma quando lo faccio – Mi chiedo perché

      You have to go out of my door

      Devi uscire dalla mia porta
      And leave just like you did before
      Ed andar via proprio come hai fatto prima
      I know I said that I was sure
      So di aver detto che ero sicuro
      But rich men can’t imagine poor.
      Ma i ricchi non sanno immaginare la povertà.

      One day baby, we’ll be old

      Un giorno piccola, saremo vecchi

      Oh baby, we’ll be old
      Oh piccola, saremo vecchi

      And think about the stories that we could have told
      E penseremo alle storie che avremmo potuto dire

      Little me and little you

      Piccolo io e piccola tu
      Kept doing all the things they do
      Abbiamo continuato a fare tutte le cose che si fanno
      They never really think it through
      Non si è mai veramente creduto fosse possibile
      Like I can never think you’re true
      Come io non potrò mai pensare che tu fossi vera

      Here I go again – the blame

      Torno dinuovo qui – il biasimo
      The guilt, the pain, the hurt, the shame
      Il senso di colpa, il dolore, la vergogna
      The founding fathers of our plane
      I padri fondatori del nostro progetto
      That’s stuck in heavy clouds of rain.
      Che è bloccato nelle nuvole piene di pioggia.

      One day baby, we’ll be old

      Un giorno bambina, saremo vecchi
      Oh baby, we’ll be old
      Oh bambina, saremo vecchi
      And think of all the stories that we could have told.
      E penseremo a tutte le storie che avremmo potuto dire




      (Leggere anche questo, è bello saperne di più)   


      sabato 2 marzo 2013

      IL BUONO, IL BRUTTO E IL CATTIVO


      O. T
      Non ho nulla da aggiungere!
      La penso come un anno fa! qui e qui


      ... e sì, il buono, il brutto e il cattivo, come li distinguiamo?
      Normalmente è difficile distinguere queste tre personalità, fortunatamente ci aiuta il loro appeal che in un certo qual modo ci coinvolge e ci orienta.
      In questi giorni, però, il frastuono dei media mi disorienta. Non mi fa cogliere nessun segnale, negativo, positivo o altro, che me li faccia distinguere.
      L'appeal mi sembra inesistente.
      Mi chiedo se non siano tutti buoni, tutti brutti o anche tutti cattivi.
      Forse non lo saprò mai, ma intanto mi propongo, e vi propongo, questo superbo Morricone nella speranza che mi ispiri.



      venerdì 1 marzo 2013

      UNA VERITA' INNEGABILE:

      Appartenimme a morte !



      A livella, magnifica poesia, una vera perla, ormai diventato il "memento mori" dell'antica Roma, il "fratello ricordati che devi morire" dei frati Trappisti.
      Un Totò sempre più coinvolgente ci ricorda che l'unica uguaglianza nella vita dell'uomo è la morte, se vogliamo vivere non lo dobbiamo dimenticare.


      "Appartenimme a morte" non penso che abbia bisogno di traduzione o spiegazione, inevitabilmente apparteniamo alla vita, ma per completezza siamo anche della morte.  
      "Memento mori", in traduzione "ricordati che devi morire", era la frase che nell'antica Roma veniva detta  al generale vittorioso da uno tra i più umili servi. La gloria dell'eroe vincitore al rientro, così piena di onori che la folla gli tripudiava, poteva insuperbirlo facendogli montare la testa tanto da farlo sentire un dio, non soltanto un eroe. Era, quindi, saggio ricordargli l'epilogo che livella tutto. 
      E "fratello ricordati che devi morire" è la frase che i monaci  trappisti  di clausura dell'ordine dei Cistercensi della Stretta Osservanza si dicono nel salutarsi, proprio per non perdere mai il senso della vita terrena che non può prescindere dalla morte.

       Con ogni probabilità, qualcuno è già ricorso ai famosi scongiuri. Ma perchè aver paura, non è umano, si inizia tutti uguali e si conclude ritornando tutti uguali, e questo non lo si dovrebbe dimenticare mai specialmente quando sembra che ci sia un eroe vittorioso.
      "Siamo nati per morire" alludendo al defunto, naturalmente.questo lo si sente ai funerali perchè la morte crea sempre coinvolgimenti emotivi strani in chi continua a vivere.
      Sembra una cinica banalità, ma il dolore, la prostrazione e la commozione  per la scomparsa di un parente o solo conoscente che sia, sono il risultato dello sconforto in cui si è caduti dopo il confronto con la nuova realtà. E' amarezza, delusione, sconfitta e delusione per la mancanza di chi non ci sarà più  come sostegno con la sua presenza fisica. 

       Sembra addirittura difficile pronunciare la sola parola morte. C'è una sorta di ipocrita auto protezione a non accettare la realtà, e questo non ci aiuta a immetterci nella nuova situazione. Questo accade perchè l'uomo non ammette facilmente la sua sconfitta. Ha persino difficoltà nel trovare le parole giuste per riconoscere semplicemente che una vita ha smesso la sua esistenza terrena. Ha anche la stessa difficoltà nel trovare parole di consolazione appropriate e sincere.
      La nostra lingua, in questo caso, è ricca di eufemismi molto spesso ridicoli,   come “l’ultimo viaggio” o “l’estremo trapasso” o "passaggio a miglior vita” . 
      Si preferisce il rifugio in frasi convenzionali come "se ne vanno solo i migliori". Ma perchè i migliori? Va bene è un modo per elogiare chi non c'è più, ma a chi è vivo spetta il dovere di fare una graduatoria? Ci piaccia o no dobbiamo pur avvicendarci tutti!
      E poi, l'uso della parola "buonanima" come eufemismo per indicare  chi non ci sta più intorno con la sua presenza, magari anche ingombrante, forse perchè piace ricordarla solo per le sue buone azioni ormai irripetibili, o meglio ciò che di lui ha fatto più comodo agli altri. Non l'ho mai capito, anzi ci ho riso sopra. Perchè ci sono, però, anche le "malanime", ma per i morti non è un termine molto adatto: superstizione, pudore, vigliaccheria, convenzioni sociali, ma... forse tutto insieme, è il destino di tutti gli sconfitti importanti, e purtroppo anche da vivi. Diventano tutti "buonanime" dopo qualche tempo .

      Alle "malanime" che affollano le piazze e i talk show, che gridano offendendo, gettandosi addosso tanto letame, ai vincitori trionfanti che pieni di superbia e boria hanno dimenticato la cosa principale della vita ci vorrebbe qualche umile figura che come nell'antica Roma dicesse loro:

       MEMENTO MORI o anche FRATELLO RICORDATI CHE DEVI MORIRE o semplicemente APPARTENIMME A MORTE!



      domenica 24 febbraio 2013

      Chi se la ricorda?

      ... io la ricordo cantata da una carissima nonnina che da bambina piccolissima avevo adottata con reciproco amore e coccole, ma anche così come nel video dalla voce del grandissimo Paolo Poli,
      ... poi la ricordo cantata dalle vocette dei miei figli,
      ... aspetto di ascoltarla nella versione 2000 dalla vocetta della mia nipotina

      Non è un esempio di Italian Evergreen?