"rascel

«Io prendo manciate di parole e le lancio in aria; sembrano coriandoli, ma alla fine vanno a posto come le tessere di un mosaico».
(Renato Rascel)

venerdì 27 aprile 2012

PERCHE’ LA GUERRA?



Non ce lo ha mai detto direttamente, ma noi lo sapevamo, sapevamo tutto di lei.

Quando parlava con le sue amiche noi eravamo sempre con lei, molto spesso stavamo lì per curiosità, o per “educazione”, cioè era la buona educazione che lo imponeva.
Era interessante conoscere le banalità quotidiane delle famiglie delle sue amiche. A quei tempi, noi non avevamo la televisione così gli spettacoli ce li facevamo da soli. Ci erano utili quei momenti, attingevamo da lì le battute per gli sketch del nostro cabaret privato.
Nei momenti in cui i loro discorsi si facevano più interessanti, o meglio, più importanti per noi, mia madre improvvisamente ricordava di aver dimenticato una commissione o un accidente qualsiasi e con urgenza venivamo allontanate per uscire e svolgere il suo compito.
Proprio quella mancanza di garbo ci insospettiva tanto: era tutto chiaro. Sapevamo bene, e già da molto tempo, che era giunto il momento per levarci di torno, ci alzavamo senza batter ciglio. Facevamo finta di uscire, sbattevamo le varie porte, ritornavamo indietro in punta di piedi e ascoltavamo
 in silenzio.
Erano quasi sempre le stesse storie piene di sospetti tradimenti, presunte tresche, insomma, quello che ora liberamente circola sui nostri rotocalchi e in certi talkshow televisivi.
Da loro ho sempre saputo dell'esistenza di "festini", "party a luci rosse" e relazioni omosessuali, tutto studiato poi 
a scuola nelle biografie di scrittori e poeti illustri  o letti nei romanzi d'autore messi all'indice.

Perciò noi sapevamo sempre tutto!
Non ho mai capito come riuscisse a mantenere la sua ferma autorevolezza di mamma e la sua amichevole complicità col suo gioioso modo di considerarci sue amiche.
Con noi forse, anche lei scopriva il mondo. 

Era molto ingenua, nelle conversazioni "proibite" che ascoltavamo la sentivamo ripetere, con voce sinceramente incredula:"Ma no !? non è possibile, sono esagerazioni o fantasie di gente poco seria e cattiva, non si può credere a certe volgari fantasie. No, non dobbiamo crederci!"

Lei era ancora una ragazzina, aveva avuto la sua prima figlia a diciotto anni, (a quei tempi ci si sposava quasi adolescenti) e si era anche in un periodo in cui si doveva credere che i bambini nascevano sotto il famoso "cavolo" e avere un amichetto, cioè amico maschio piccolo, non era del tutto "per bene".


Aveva seguito suo marito in una città molto diversa dal luogo in cui aveva vissuto. Ci era arrivata un anno prima che iniziasse la seconda guerra mondiale e Napoli con la sua gente così viva ed allegra l’aveva conquistata subito.
Non aveva mai smesso di amarla, aveva 
sempre ammirato quel luogo di estrema bellezza, quella Via Caracciolo frequentata dai grandi personaggi, artisti, poeti, scrittori che si incontravano e si fermavano con la gente comune. Spesso raccontava  del grande Benedetto Croce, quel signore anziano che veniva a sedersi sulla sua panchina e giocava con noi come un semplice nonno e con lei si soffermava sulle cosiderazioni sociali del momento.
Ammirava quella gente che sapeva soffrire la fame, gli stenti con serenità, e nella distruzione e nel caos era sempre piena di speranza e orgoglio per un passato ricco di cultura e arte.


 La guerra crudelmente stava sgretolando tutto sotto i loro occhi, ma non si erano mai arresi.
I bombardamenti continui sulla città non impedivano ai napoletani rinchiusi nei ricoveri sotterranei di continuare a vivere e a sognare.
Lì sotto c'era tutto il quartiere che continuava a vivere, anche senza vedere il sole o sentire la brezza del mare. Le sue attività consuete animavano quel luogo squallido e affollato. Nella promiscuità assoluta ognuno dimostrava una apparente noncuranza per ciò che accadeva fuori.
C’era chi cantava le sue composizioni chiedendo il parere dei presenti, chi intonava motivi famosi, chi recitava poesie, chi dava lezioni di musica o canto e qualcuno anche quelle delle materie scolastiche: era "o professor". Molti svolgevano normali attività manuali, le donne lavoravano a maglia confrontandosi o si scambiavano pareri e consigli tecnici. C'era anche chi spettegolava, chi litigava e chi dormiva. I bambini tranquillamente facevano la loro solita vita. 

Tutto questo ce lo raccontava sempre, forse sapeva che non lo avrebbe mai dimenticato.
Ma ciò che le accadde quel giorno non ha avuto mai la forza di dircelo, di dircelo guardandoci negli occhi...

.....sì quel giorno aveva fatto tardi. Si era avviata all'ultimo segnale dell'orribile sirena che avvertiva dell'arrivo degli aerei con le loro bombe che mettevano in forse le sorti delle abitazioni lasciate così..scappando via senza un attimo di esitazione.
E sì che aveva sentito alla radio il temutissimo "Maria che si prepari" di Radio Londra, sapeva che doveva affrettarsi, essere veloce come il vento perchè c'erano molte probabilità di non farcela. 

Con una neonata e un'altra bambina di tre anni era proprio difficile prevedere tutto e prepararsi  per essere pronti a scappare.
Quella volta non ce la fece. Aveva affidato la maggiore delle mie sorelle con tutto il necessario di sopravvivenza ai suoi amici, le davano sempre una mano e tanto coraggio, così lei era rimasta a sistemare l'altra piccola di pochissimi mesi.

Era scesa giù con la bimba abbracciata forte a lei sotto la sua pelliccia, ormai diventata la sua seconda pelle, la indossava per quelle dannate corse due o tre volte al giorno e la teneva su ore ed ore laggiù in quella strana bolgia,  fino all'annuncio dello scampato pericolo.
Aveva sentito il frastuono degli aerei che si avvicinavano col loro carico di morte ed avanzavano a volo radente sparando all'impazzata.

Si era buttata giù per terra, appiattendosi sotto il marciapiede di una strada principale di Napoli tenendo la sua bimba stretta stretta a lei, pregava aspettando Sorella Morte.
Guardando verso il cielo vide "l'alleato americano", un ragazzo anche lui, ubriaco fradicio che sghignazzava e urlava a squarciagola. L'aveva presa di mira e sparava contro di lei preso dalla furia della sua esaltazione, divertendosi in modo scellerato, senza fortunatamente colpirla.
Stette lì immobile finchè l'altro non ritenne opportuno smettere con lei forse per cambiare divertimento.

Quando fu finita quell'incursione si alzò incredula per ciò che aveva vissuto e ancora con l'immagine di quel ragazzo che giocava con la sua vita e quella di sua figlia divertendosi e sollazzandosi, si avviò nella devastazione totale che la circondava.

Raggiunse gli altri, riabbracciò finalmente la sua piccola che aveva temuto di non rivedere mai più e tra l'affetto e le coccole di quella "gente tutto cuore" riprese la vita di sempre. 


Forse mia madre non ha mai dimenticato, ma anche noi non abbiamo dimenticato, anzi per me la sua disavventura è stata la ragione del mio odio per la guerra.
Lei non ci aveva detto niente, non aveva coltivato l'odio per quel soldato sciagurato  perchè sapeva che così è la guerra!


LA PAROLA GUERRA MI FA INORRIDIRE. COLPISCE PROFONDAMENTE SOLO GLI INNOCENTI ED ESALTA I MALI DELLA TERRA.


E' ancora e sempre così, lo dicono anche i versi di questa poesia che mi ha fatto pensare a lei .


LANCIANO BOMBE E SORRIDONO
(di Gladys Basagoitia n. a Lima, Perù nel 1935 residente a Perugia) 

Accaniti
armati fino alla punta dei capelli
fino al filo dei denti
in nome della pace lanciano l’amo e l’esca
latte in polvere
farina
medicine scadute
lanciano bombe e sorridono
sperando che i bambini uccisi
prendano il latte dai seni assassinati.






------
p.s.:
Grazie per essere passati, 
Se avete gradito questo post, perchè non votare qui?

Ve ne sarei molto grata
GRAZIE


21 commenti:

  1. Questo è un post veramente stupendo. Non solo per lo stile di scrittura, assolutamente fluido e scorrevole, ma soprattutto per i temi che lascia nella mente del lettore: la guerra, la follia umana - assai ben rappresentata dal ragazzo ubiaco - la paura, il senso di disdegno davanti alla follia distruttiva.
    Bravissima, mia cara amica!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ti ringrazio, sei sempre molto gentile!
      Sai l'ho scritto per lei, la mia mamma, a cui ormai non posso dire più niente: siamo in dimensioni diverse ormai da molti anni. Per la sua festa ho pensato che le avrebbe fatto piacere sapere che noi lo sapevamo. La sua esperienza possa essere momento di riflessione per tutti, come testimonianza dell'orrore della guerra.
      Una storia della sua vita legata ad un palloncino e fatta volare "su nel cielo, in alto lassù". So che ha già raggiunto tanti (vedi qui http://oknotizie.virgilio.it/categoria/mamme_e_bambini ) e continuerà ancora a volare!
      Un forte abbraccio e...
      ...
      Cle

      Elimina
  2. ciao Cle,buon w.e.anche a te !
    bello il tuo racconto-ricordo pieno di umanità.Certo deve essere stato veramente terribile vivere quella realtà tanto disumana quanto assurda...la guerra ! per cosa poi e contro chi ? Sto rileggendo questo periodo (2° guerra mondiale per motivi di stud.)e più leggo e più vedo l'enorme stupidità (e volgarità)di un gruppuscolo di cosiddetti "uomini" che distrussero generazioni e paesi,per inseguire il sogno ridicolo di un "impero" e per imporre un concetto di "razza" che non esiste in quanto siamo tutti esseri umani,pur avendo pelle e e culture diverse.

    (si,quel sito è proprio bello ed è una miniera d'oro)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì la guerra è orribile, e se si scende nella realtà della gente comune che non ha aspirazioni di potere e di tutte le schifose ambizioni di chi la vuole, ci si rende ben conto che non sono i libri di scuola a far testo. E' la narrazione delle esperienze dirette di chi ne subisce gli effetti che dovrebbe svegliare tutti, buoni e falsi buoni. I linguaggi potranno essere diversi, di registro linguistico differente, ma l'uomo è essenzialmente uomo.
      Chi vuole la guerra non può dirsi uomo!
      Un abbraccio

      Elimina
  3. Grazie Cle.
    I racconti di chi la guerra l'ha vissuta lasciano dei segni in noi perché sollecitano la nostra vera intelligenza, quella emotiva.
    Per questo non c'è libro di storia che possa insegnarci nulla sulla guerra: conoscere date, statistiche, mezzi, ragioni o strategie geopolitiche non cambia che la misura della nostra illusione di sapere cosa sia una guerra.
    Leggerti, mi ha riportato ai racconti in famiglia di mio nonno, che la guerra l'aveva combattuta in prima linea.
    Mi ha ricordato che anch'io sentivo da bambina, alle "riunioni dei grandi", parlare di un mondo contiguo ma invisibile.

    Condividere le proprie "memorie", così che non si perdano, è il più bel modo di far dono di sè.
    Per questo ti ringrazio.
    Buon week-end e un abbraccio.

    RispondiElimina
  4. Grazie a te, cara Ross,
    (avevo scritto un'altra risposta e l'ho perduta, cercherò di riprenderla)
    e' bello quello che dici, sta a noi insegnare in modo pacato i sentimenti e guidare chi non sa verso un futuro più umano e responsabile fotto di libere scelte giuste e a misura umana.
    Abbiamo sentito le narrazioni dei reduci di guerra, ne parlavamo ai tempi di Splinder se ti ricordi. Loro lo facevano forse per trovare una ragione alle azioni fatte con obbedienza perchè erano soldati. Ma la povera ragazza di 23 anni non era un soldato, non era al fronte. Era un civile da rispettare. Qualcuno ha meritatamente riconosciuto città come Napoli zone di guerra. Io mi chiedo: ma una medaglia è sufficiente a ripagare tutta l'angoscia e le sofferenze di quella povera gente?
    Un giorno parlerò di altre esperienze della mia mamma. Le ho ritrovate nei ricordi di Luciano De Crescenzio e ho capito che anche lui era nello stesso ricovero con loro. Era in una trasmissione di tantissimo tempo fa, ma i fatti erano gli stessi vissuti da lei.
    Tutti abbiamo il dovere di divulgare il nostro patrimonio di memorie, per il bene dell'umanità.
    Buon weeck-end anche a te.
    Un abbraccio

    RispondiElimina
  5. Ti ringrazio tantissimo!!!!
    E Ricambio....

    Proprio qualche sera fa, leggevo il tuo blog e ho ripubblicato questo bellissimo scritto in un social network...

    http://oknotizie.virgilio.it/info/1121ca115227397a/perche_la_guerra_.html

    :-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sono io che devo ringraziarti, anzi mi devi scusare, ma non sapevo come fare per dirtelo in privato. E'stato proprio lì, in quel social network che ti ho conosciuto. Ho trovato il tuo URL nella mia bacheca tra qelli che sono passati da me, e non conoscendolo ho voluto saperne di più. Non ti dico la mia sorpresa nel vedermi lì, e poi quanta gentilezza per la mia mamma, e quale garbo nei miei riguardi!
      Ora sono felicissima di averti tra i mie amici e...
      ...MY HOME IS YOUR HOME and YOU ARE ALWAYS WELCOME with all my friends
      Just a hug
      Cle

      Elimina
  6. Cle...

    Ero nel pannello admin del blog e non si vedeva il commento per intero!!!!
    Abbiamo scritto la stessa cosa!!!!
    Avevi già visto la ripubblicazione!!!
    Scusami per il ritardo nello sblocco del commento...
    Non andrebbero mai in moderazione, ma c'è un piccoloooooooo problema di spam estero!!!!
    Ho appena buttato circa mille commenti su viagra e affini!!!!

    A prestissimo!!!!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Never mind, my new friend :-)
      See you soon!

      Elimina
    2. I've just seen that not only you are a real kind friend, but you are one of my best fans too! :-))
      There are no words to thank you for that, dear Admin.
      Only a strong hug and let's go for better times!

      Elimina
  7. ciao Cle,BUON I°MAGGIO e tante cose belle anche a te !!

    RispondiElimina
  8. Grazie! :-))
    (sai che non riesco ad aprire l'ultimo tuo post?)

    RispondiElimina
  9. ciao Cle,scusa,vedo ora il tuo messaggio;spero che nel frattempo il post si sia aperto;a volte capita che lo rimetto un attimo in bozza per correggerlo(capita spesso ! ),altre volte mi succede che non lo pubblico più perchè ci ho ripensato o non mi piace,però rimane ugualmente in giro-almeno come titolo-per cui ho capito che devo stare più attenta !! buona giornata anche a te ...è ed già giovedì da pochi minuti...

    RispondiElimina
  10. Ciuao Cle, finalmente ho un attimo di respiro per poter leggere e recuperare un po' di sane letture. E non è un paradosso, ma ultimamente preferisco leggere i diarii in Rete che qualunque giornalaccio sempre uguale.
    Nel merito, i post come questi andrebbero incorniciati: non c'è retorica, non è una cronaca asettica, ma anzi è una testimonianza vivida e vitale di persone che hanno saputo riempire di Umanità vera momenti difficili della loro (e di altre conseguenti) esistenze.

    Ti lascio, come regalo per tutta l'attenzione che mi regali, una canzone.
    "Soldato" dei NOMADI.

    Il testo è questo:


    Attraverso un bicchiere di Rum
    La vita di un soldato è solo un dettaglio
    Qualcosa di indistinto che accade
    In un breve intervallo
    Un frammento una scheggia dei tempo
    Che non bastò neppure a dirle addio
    Dio sa com'era bella e rideva
    Ogni ragione ha la sua guerra
    Tu prendi il torto e resta e rideva
    Dio sa com'era bella

    Attraverso un reportage in Tv
    La vita di un soldato è un'uniforme nuova
    Una foto così allegro orgoglioso
    Stretto forte a mamma col vestito nuovo
    Un frammento una scheggia del tempo
    Che non bastò neppure a dirle addio
    Dio sa com'era bella e rideva
    Ogni ragione ha la sua guerra
    Tu prendi il torto e resta e rideva
    Ogni ragione ha la sua guerra
    Tu prendi il torto e resta e rideva
    Dio sa com'era bella

    Attraverso un bicchiere di Rum
    La vita di un soldato è solo un dettaglio
    Qualcosa di indistinto che accade
    In un breve intervallo
    Un frammento una scheggia del tempo
    Che non bastò neppure a dirle addio
    Dio sa com'era bella e rideva
    Ogni ragione ha la sua guerra
    Tu prendi il torto e resta e rideva
    Ogni ragione ha la sua guerra
    Tu prendi il torto e resta e rideva
    Ogni ragione ha la sua guerra
    Tu prendi il torto e resta e rideva
    Dio sa com'era bella
    __________

    QUI il video

    RispondiElimina
  11. Sai Max, per me è sempre un piacere, oltre che una esigenza di vita, confrontarmi con tutti e specialmente con gli amici. Come ho detto nel post precedente, nella rete ho trovato veri amici che sento molto sinceri e vicini.
    "I post come questi andrebbero incorniciati", lo dici tu, e quando fai così mi commuovi, grazie. Ma io ci aggiungo: NON DA SOLI, MA INSIEME AI COMMENTI SINCERI. Nelle vostre parole c'è un giudizio critico che scaturisce dalla vostra sensibilità umana, nella rete è linfa vitale. Date alla narrazione un fine, magari diverso, non quello di chi racconta, una espansione del messaggio tutto a vantaggio di una morale umana. Lo ripeto era un regalo per la mia mamma, l'ho riletto con un po' di distacco e l'ho visto come un grido contro la guerra. Lo stesso messaggio del video che è molto forte e graffiante, grazie dell'omaggio è un regalo graditissimo, lo sai la musica arriva al mio cuore prima delle parole.
    La domanda è e rimane sempre la stessa: PERCHE' LA GUERRA?

    RispondiElimina
  12. ciao Cle,questi giorni andrò un pò in rilento perchè il computer non va tanto bene e devo farlo vedere,per fortun c'è a due passi da me il centro internet !buona domenica!

    RispondiElimina
  13. What's up, this weekend is pleasant for me, since this moment i am reading this great educational piece of writing here at my home.
    My blog post : Mac Cosmetics

    RispondiElimina
  14. Welcome, my dear!
    Thanks for your very kind words, I'm sure, you are a very sensible one, come to visit me whenever you like, surely I'll pass to visit your blog, I'll be very pleased.
    Just a smile
    Cle

    RispondiElimina

Ciao, grazie per essere arrivati qui tra le mie "Reveries".
La mia curiosità di conoscervi è grande, se vi va, lasciate qui un commento.
... e se non avete un blog, postate come anonimo, ma lasciate il vostro nome, mi piace vedervi come persone