Gli allegri versi sono cantati scandendo le parole con un ritmo veloce e ripetendo sempre gli stessi suoni, tanto da renderla così una divertentissima tiritera e soprattutto un vero scioglilingua.
Ma chi è il protagonista?
E' 'o Guarracino.
Il guarracino è un pesce detto anche coracino, perchè è brutto e nero come il corvo.
'O Guarracino di questa filastrocca, tarantella di anonimo del settecento, è una specie di "guappo", una figura di spicco nella società del vico napoletano. Un po' boriosa, un leader elegante ma di umili origini, che difende e protegge a modo suo i deboli secondo un particolare codice d'onore.
Lo diventa per le sue qualità riconosciute da tutti, principalmente per la sua forza e per la sua simpatia. Ma è anche spietato e violento, usa la forza per mantenere il suo ruolo e farsi rispettare. E' sempre guardingo, deve difendersi continuamente dagli invidiosi e dai molti che ambiscono al suo ruolo.
Il nostro Guarracino, si è innamora della bella Sardella, una dama dell'alta società. Lo si evince dal fatto che è colta, conosce la musica perchè suona il liuto, non abita in un basso ma in una casa con la finestra.
Però la nobildonna è stata promessa all' Alletterato, un'altra figura di spicco, un tonno, sicuramente un'altro guappo antagonista .
I due rivali si contedono la dama e si danno battaglia negli abissi marini. Tutta la società dei pesci si schiera a favore dell'uno o dell'altro.
A questo punto c'è il vero scioglilingua. Nell'elencare i vari fans le parole sono più difficili da pronunciare, le sillabe più intricate e il ritmo si fa sempre più incalzante.
C'è un elenco di tutti i pesci del Mediterraneo, umanizzati e agguerriti, ma sono anche sempre gli stessi che troviamo sulle nostre tavole o vediamo sui banchi dei nostri mercati ittici.
Insomma, una fonte letteraria divulgativa per quei tempi. Ce ne sono tantissimi: auglie cioè aguglie, capechiuove (letteralmente, teste di chiodo) cioè le seppioline, scuorfane cioè scorfani, merluzze, cecenielle cioè alicette, ciefare cioè cefali, palaie o sogliole, marvizze cioè tordo di mare, grancetielle cioè granchietti, cuocce cioè coccioli, pescatrice o rospo di mare o anche rana pescatrice ...
Le accuratissime descrizioni degli abiti, quelle dei costumi e delle usanze allora di moda, dettagliate nei minimi particolari, rendono questo pezzo un "reperto" facilmente databile.
Infatti, sembra seguire le descrizioni de "La Moda del Seicento". Ci sono parole come jabeau, una specie di volant facente funzione della successiva cravatta, o la sciammerra il farsetto tipico dell'epoca e poi il liuto strumento suonato dalle dame a corte.
Dunque è una satira dei costumi della corte del Regno di Napoli, e secondo me, documento linguistico di grande pregio, un dialetto napoletano arcaico, lingua medievale di grande divulgazione, ma è anche un vero "reperto di storia del costume" che descrive quella società.
Se pensiamo che nella cultura e nella tradizione napoletana esiste ancora l'abitudine di dare ai bambini appena nati, oltre al nome di battesimo e al nome della famiglia, anche un soprannome (l'attuale nickname)
cioè l'identità ufficiosa valida per tutto il quartiere , il Guarracino e tutti gli altri personaggi siano potuti anche essere persone reali del tempo.
Quindi, penso che il fatto si sia veramente verificato ed anziché mettere in versi un'opera per cantastorie, l'autore abbia pensato ad una tarantella molto ironica per divertire narrando.
In effetti, i pesci sono figure rappresentative di quella società che si nutriva di frivolezze, pettegolezzi, piccole meschinità, "inciuci" e tradimenti, e tutto questo è nel testo.
Un vero tesoro linguistico, non vi sembra?Il finale potrebbe essere considerato per noi molto utile per individuare senza alcun dubbio la qualità del pubblico che ascoltava. Gente molto ricca che gli orchestrali tengono sulle corde per poi fare la richiesta di altri soldi, o quantomeno un compenso aggiuntivo.
Non viene detto chi è il vincitore del duello, infatti, ma gli ultimi versi sono solo un ammiccamento degli orchestrali che concludono con una voluta sospensione ed una richiesta di pagamento. Si può facilmente intuire che fosse una soluzione aperta a seconda del tenore della festa e dell'umore degli orchestrali.
Noi rimarremo sempre nel dubbio.
Il tutto lo dobbiamo gustare senza la conclusione non potendo pagare per saperlo come si canta nell'ultima strofa! Ecco il testo nella versione ed interpretazione celeberrima di Roberto Murolo nella sua Antologia napoletana.
'O Guarracino
Originale in dialetto napoletano arcaico
di anonimo In italiano corrente
trad. di Cle Reveries
Lo Guarracino che jeva pe mare Al Coracino che andava per mare
le venne voglia de se 'nzorare. gli venne voglia di sposarsi.
Se facette no bello vestito Si fece un bel vestito
de scarde de spine pulito pulito, di squame e di spine, pulito pulito,
cu na perucca tutta 'ngrifata con una parrucca tutta arruffata
de ziarelle 'mbrasciolata, con nastri arrotolata,
co lo sciabò, scolla e puzine con lo jabeau* , foulard e polsini
de ponte angrese fine fine. a punto inglese fine fine.
Cu li cazune de rezze de funno, Coi pantaloni di rete di fondo
scarpe e cazette de pelle de tunno, scarpe e calze di pelle di tonno,
e sciammeria e sciammereino frac e farsetto
d'aleche e pile de voje marino, di alghe e peli di bue marino,
co buttune e bottunera con bottni e bottoniera
d'uocchie de purpe, secce e fera, d'occhi di polpo, seppie e delfine,
fibbia, spata e schiocche 'ndorate fibbia, spada e fiocchi dorati annodati
de niro de secce e fele d'achiate. di nero di seppia di fiele di occhiate
Doje belle cateniglie Due belle catenine
de premmone de conchiglie, di polmone di conchiglie,
no cappiello aggallonato un cappello con galloni
de codarino d'aluzzo salato, di codino di luccio di mare salato,
tutto posema e steratiello tuttoi amido e ferro da stiro,
ieva facenno lo sbalantieílo andava facendo il vanitoso
e gerava da ccà e da llà e girava di quà e di là
la 'nnammorata pe se trovà! per trovarsi la fidanzata.
La Sardella a lo barcone La Sardella al balcone
steva sonanno lo calascione; stava suonando il liuto
e a suono de trommetta e con voce squillante
ieva cantanno st'arietta: cantava questa arietta:
"E llarè o marelena "E llarè il mare è allenamento (alla vita)
e la figlia da sià Lena e la figlia della zia Lena
ha lasciato lo nnamurato ha lasciato l'innamorato
pecchè niente l' ha rialato". perchè niente le ha regalato".
Lo Guarracino 'nche la guardaje Il guarracino da quando la guardò,
de la Sardella se 'nnamoraje; della sardella si innammorò,
se ne jette da na Vavosa, se ne andò da una Bavosa,
la cchiù vecchia maleziosa; la più vecchia e maliziosa,
l'ebbe bona rialata le diede una bella mancia
pe mannarle la mmasciata. per mandarle una ambasciata.**
La Vavosa pisse pisse La bavosa, parola per parola,
chiatto e tunno nce lo disse. chiaro e tondo glielo disse.
La Sardella 'nch'a sentette La sardella quando la sentì
rossa rossa se facette, si fece rossa rossa,
pe lo scuorno che se pigliaje per la vergogna che l'assalì
sotto a no scuoglio se 'mpizzaje. sotto uno scoglio si infilò.
Ma la vecchia de vava Alosa Ma la vecchia Bavosa
subeto disse: Ah schefenzosa, subito disse: Ah schifiltosa,
de sta manera non truove partito in questa modo non trovi un partito
'ncanna te resta lo marito! ed in gola ti resta il marito!
Se aje voglia de t'allocà Se hai voglia di sposarti
tanta smorfie nonaje da fa, tante smorfie non devi fare,
fora le zeze e fora lo scuorno, fuori il petto e via la vergogna,
anema e core e faccia de cuorno! anima e cuore e faccia di corno!
Ciò sentenno la sià Sardella Sentendo ciò, la signora Sardella
s'affacciaje a la fenestrella, s'affacciò alla finestra,
fece n'uocchio a zennariello fece gli occhi languidi
a lo speruto 'nnammoratiello. al voglioso innamoratino.
Ma la Patella, che steva de posta, Ma la Vongola, che stava nascosta,
la chiammaje faccia tosta, la chiamò faccia tosta,
tradetora, sbrevognata, traditrice, svergognata,
senza parola, male nata, senza parola e malnata,
ch'avea 'nchiantato l'Alletterato perché aveva piantato l'Alletterato,
primmo e antico 'nnamorato. primo e antico fidanzato.
De carrera da chisto jette Di gran corsa da questo andò
e ogne cosa 'lle dicette. e ogni cosa gli raccontò.
Quanno lo 'ntise lo poveriello Quando la sentì il poveretto
se lo pigliaje Farfariello*. fu assalito dalla collera .
Jette a la casa e s'armaje e rasulo, Andò a casa e s'armò di rasoio,
se carrecaje comm'a no mulo si caricò come un mulo
de scopette e de spingarde, di schioppi e di spingarde,
povere, palle, stoppa e scarde. polvere da sparo, palle, stoppini e scaglie.
Quattro pistole e tre bajonette Quattro pistole e tre baionette
dint'a la sacca se mettette. si mise in tasca.
'Ncopp'a li spalle sittanta pistune, Sulle spalle settanta colubrine,
ottanta mbomme e novanta cannune;ottanta bombe e novanta cannoni;
e comm'a guappo Pallarino e come un Guappo Paladino
jeva trovanno lo Guarracino andava cercando il Guarracino
e la disgrazia a chisto portaje e a questo gli portò sfortuna
che mmiezo a la chiazza te lo 'ncontraje. perchè lo incontrò in piazza.
Se l'afferra po crovattino Lo afferra per il cravattino
e po lle dice: Ah malandrino! e poi gli dice: Ah malandrino!
Tu me lieve la 'nnammorata Tu mi rubi la fidanzata
e pigliatella sta mazziata! e prenditi queste mazzate!
Tuffete e taffete a meliune e giù botte a milioni
le deva paccare e secuzzune, gli dava ceffoni e pugni sotto il mento,
schiaffe, ponie e perepesse, schiaffi, pugni e percosse,
scoppolune, fecozze e conesse, scappellotti, pugni in testa,
scerevecchiune e sicutennosse scapaccioni e pugni in faccia
e ll'ammacca osse e pilosse. e gli ammacca le ossa e i cartilagini.
Venimmoncenne ch'a lo rommore E veniamocene che al rumore
pariente e amice ascettero fore, parenti ed amici uscirono fuori,
chi co mazze, cortielle e cortelle, chi con mazze, coltelli e coltellini
chi co spate, spatune e spatelle. chi con spade spadoni e spadelle.
Chiste co barre e chille co spite, Questi con le sbarre e quelli con spiedi,
chi co ammennole e chi co antrite, chi con mandorle e chi con nocciole,
chi co tenaglie e chi co martielle, chi con tenaglie e chi con martelli,
chi co torrone e sosamielle. chi con torroni e susamielli ****
Patre, figlie, marite e mogliere Padri, figli, mogli e mariti
s'azzuffajeno comm'a fere. si azzuffarono come belve.
A meliune correvano a strisce Accorrevano a milioni, a frotte,
de sto partito e de chillo li pisce. pesci di questo o quel partito.
Che bediste de sarde e d'alose Quante ne vedesti di sarde e di seppie,
de palaje e raje petrose, di sogliole e razze pietrose,
sarache, dientece ed achiate, saraghi, dentici ed occhiate,
scurme, tunne e alletterate! sgombri, tonni ed alletterati!
Pisce palumme e pescatrice, Pesci palombo e pescatrici,
scuorfene, cernie e alice, scorfani, cernie ed alici,
mucchie, ricciole, musdee e mazzune,mucchie, ricciole, musdee e mazzoni,
stelle, aluzze e storiune, stelle, sirene e storioni,
merluzze, ruongole e murene, merluzzi, gronghi e murene,
capodoglie, orche e vallene, capodogli, orche e balene,
capitune, auglie e arenghe, capitoni, aguglie e aringhe,
ciefere, cuocce, traccene e tenghe. cefali, cocci, tracine e tinche.
Treglie, tremmole, trotte e tunne, Triglie, torpedini, trote e tonni,
fiche, cepolle, laune e retunne, fiche di mare, cipolle, leoni marini e zerri
purpe, secce e calamare, polipi, seppie e calamari,
pisce spate e stelle de mare, pesci spada e stelle di mare,
pisce palumme e pisce prattielle, pesci palombo e pesci martello,
voccadoro e cecenielle, ombrine e alicette,
capochiuove e guarracine, seppioline e guarracini,
cannolicchie, ostreche e ancine cannolicchi, ostriche e ricci di mare.
Vongole, cocciole e patelle, Vongole, conchiglie e patelle,
pisce cane e grancetielle, pescecani e granchietti,
marvizze, marmure e vavose, tordi di mare, pagelli e bavose,
vope prene, vedove e spose, vope gravide, vedove e spose,
spinole, spuonole, sierpe e sarpe, spinole, spondili, serpi e sarpe,
scauze, nzuoccole e co le scarpe, scalzi, con gli zoccoli o con le scarpe,
sconciglie, gammere e ragoste, paguri, gamberi e aragoste
vennero nfino co le poste! vennero persino con le diligenze!
Capitune, saure e anguille, Capitoni, sauri ed anguille,
pisce gruosse e piccerille, pesci grandi e piccolini,
d'ogni ceto e nazione, di ogni ceto e nazione,
tantille, tante, cchiu tante e tantone! non tanti, tanti, di più e tantissimi!
Quanta botte, mamma mia, Quante botte, mamma mia,
che se devano, arrassosia! che si davano alla cieca!
A centenare le barrate! A centinaia le mazzate!
A meliune le petrate! A milioni le pietrate!
Muorze e pizzeche a beliune, Morsi e pizzichi a miliardi,
a delluvio li secozzune! a diluvio i pugni!
Non ve dico che bivo fuoco Non vi dico che fuoco vivo
se faceva per ogne luoco! si faceva in ogni luogo!
Ttè, ttè, ttè, ccà pistulate! Tè, tè, tè, qua pistolettate!
Ttà, ttà, ttà, là scoppettate! Tà, tà, tà, là schioppettate!
Ttù, ttù, ttù, ccà li pistune! Tù, tù, tù, qua le colubrine!
Bu, bu, bu, llà li cannune! Bu, bu, bu, là i cannoni!
Ma de cantà so già stracquato Ma di cantare sono già stanco
e me manca mo lo sciato; e adesso mi manca il fiato,
sicchè dateme licienzia, perciò datemi licenza,
graziosa e bella audenzia, grazioso e bel pubblico.
che sorchio na meza de seje, che desidero bere una mezza di vino
co salute de luje e de leje, alla salute di lui e di lei,
ca se secca lo cannarone altrimenti mi si secca il gargarozzo
sbacantànnose lo premmone! e mi si svuota il polmone!
--------
*tipico volant del '700 che fungeva da cravatta
**messaggio di richiesta di matrimonio
***diavolo
****dolci natalizi
Troppo bella ! ed anche molto interessante ritrovare attraverso filastrocche e canzoni, i colori e l'immagine di una realtà passata e vissuta, soprattutto dal popolo. La fantasia popolare poi, ha trasformato tutto quel vissuto in arte.
RispondiElimina... è sempre una questione di "occhiali" ;-)!
EliminaTutto ci parla di sè, le pietre, le piante... e l'arte, (vedi le impronte delle mani delle donne nelle caverne preistoriche di cui hai parlato tu), ma soprattutto i canti e i riti sotto forma di preghiere, danze o giochi. Bisogna avere lo spirito giusto, la passione e la cultura adatta per poterli vedere e gustarli come regali del passato.
Quella gente, anche se vestiti in modo diverso e con conoscenze tecnologiche diverse, siamo sempre noi!
Mi piace tantissimo la tua conclusione, la faccio mia, "La fantasia popolare poi, ha trasformato tutto quel vissuto in arte." è l'osservazione giusta!
Felice weekend, mia cara :-D
Io credo di conoscerla, però cantata da altri...
RispondiEliminaBellissima la tua recensione!
Kiss * ____________ *
L'hanno cantata benissimo e con tutto il loro cuore napoletano tanti grandissimi artisti, veri simboli di una tradizione che si esporta in tutto il mondo.
EliminaGrazie di vero cuore! ... e questa volta lo prendo come ricompensa per la mia vera fatica fatta.
A kiss, just a kiss for one of the best of my friends! *____*
Ciao Cle, intanto ti ringrazio per il bel commento che mi hai lasciato, da me anche la risposta.
RispondiEliminaSei stata carinissima.
Complimenti per il post e il blog, io non giro molto adesso per il blog, faccio la nonna e non mi rimane molto tempo durante il giorno, e alla sera cala la stanchezza..
Questa canzone non mi è nuova....non ricordo chi la cantava.
veramente brava!
Ciao e buon fine settimana
Magda
Ciao Magda, mia nuova cara amica, grazie per la tua gentilezza!
EliminaGuarda che coincidenza, sono nonna anch'io :-), ma il mio tesorino vive molto lontano dai suoi nonni che in effetti sono rimasti da soli, malgrado abbiano tre figli. :-(
Beh, come ho detto ad Alessandra questa tarantella l'hanno cantata in molti. Se non sbaglio c'è stato Massimo Ranieri che l'ha interpretata magistralmente in una delle sue performance in tv. Questa di Murolo è la prima da me ascoltata da un vero grande professionista, ma fa parte delle filastrocche che mi hanno insegnato a parlare. Me la cantava Donna Peppenella, una carissima vicina di casa che mi considerava la sua nipotina, quantomi ha dato!!!!
Un forte abbraccio e un felice weekend anche a te e ai tuoi!
I figli è giusto che facciano le loro scelte...e quando ci sono i nipotini pesa, io sono fortunata, le mie figlie sono tutte e due qua vicine...il nipotino è il primo.
EliminaGrazie e felice domenica anche a te.
Ciaooo!un abbraccio!
...e sì, i genitori non hanno la proprietà dei figli, hanno il dovere di farli crescere dando loro tutto quello di cui hanno bisogno per intraprendere la loro strada conservando il rispetto e l'amore per la vita. I genitori sono sempre lì disponibili ad offrire la loro spalla e il loro sostegno, e questo è possibile anche a moltissima distanza.
EliminaAnch'io scelsi di andare lontano dalla mia famiglia di origine e ho continuato l'amore e il rispetto che avevo.
La mia principessa di 18 mesi la seguo al telefono e su Skype, fortunatamente ci sono!
Ciao e un abbraccio
Accidenti, tutto questo in quella canzone che mi è' capitato di ascoltare (e evidentemente non riuscire a cogliere) tante volte?? :-o Ma è geniale! :-D Grazie, mi hai fatto scoprire qualcosa che non solo non conoscevo, ma non avrei neanche sospettato! ;-)
RispondiEliminawww.wolfghost.com
Effettivamente in un canto normalmente si ricorda la melodia, l'esecuzione dell'orchestra e l'interpretazione del cantante che con la sua voce è da considerare un vero e proprio strumento musicale che serve a dare enfasi al ritmo, nel nostro caso una tarantella.
EliminaI versi, le parole del testo, ad un primo ascolto non possono mai essere comprese e valutate. Dopo aver ascoltato moltissime volte la stessa canzone è possibile capirne il senso e fare un'analisi testuale se si vogliono cogliere tutti i messaggi in essa contenuti.
Felice domenica e un salutone a tutta la famiglia Wolf
Bé... dipende anche da quanto il dialetto è accessibile :-) Ci sono certe canzoni in genovese - che a rigore dovrei capire - che mi risultano tutt'ora incomprensibili :-D
EliminaGrazie cara, un salutone! :-)
www.wolfghost.com
... questo è vero, è indiscutibile nella comprensione di un testo la padronanza linguistica. Una canzone ha a suo vantaggio la possibilità di memorizzare meglio il ritornello che riassume il senso del messaggio principale. Da lì si può arrivare alla comprensione dell'intero testo.
EliminaIl dialetto è una lingua vera propria e in più ha molte contaminazioni. Il sardo e il genovese sono tra i più difficili. Alla base hanno secoli di contaminazioni che hanno mutato gli etimi originari. In quello genovese su una base greca e latina c'è tantissimo portoghese, meno spagnolo e arabo e chissà quante altre. (Genova è stato da sempre un porto tra i più importanti del Mediterraneo). Per fortuna tutte le lingue derivano dal sanscrito che è la madre di tutte le lingue e ci facilita la comprensione dei fatti strettamente attinenti all'essenza umana (es. madre, padre, luna, sole ecc.) . Da una lingua sappiamo tutta la storia di un territorio, quali sono le origini, le attività prevalenti degli abitanti, le invasioni e le occupazioni. I conquistatori non imparavano la lingua dei locali ma imponendo le loro leggi nella loro lingua. Costringevano gli abitanti inevitabilmente a imparare la loro lingua perchè dalle nuove norme dipendeva la loro nuova esistenza di popolo conquistato.
Peccato che il dialetto si stia perdendo, con l'italiano la nostra è identità.
Salutone e buona notte!
Ohhps. Ho dimenticato l'apporto francese che é presente in moltissime zone linguistiche. :)
Elimina:-o davvero tutte le lingue derivano dal sanscrito??? E' difficile da credere... se alcune lingue sono simili, russo, cinese, arabo, giapponese e, per certi versi, tedesco (e ho citato solo le più famose) sembrano parecchio distanti dalla nostra... Che poi a sua volta sembra molto distante dal sanscrito che, immagino, è più simile all'hindù... :-|
Eliminawww.wolfghost.com
Sembra proprio così. L'Himalaya ha custodito un preziosissimo tesoro linguistico, la lingua più antica che si conosca. L'inaccessibilità del territorio l'ha resa incontaminata per cui tra i linguisti c'è sempre stato un particolare interesse allo studio del sanscrito considerandolo il primo linguaggio completo, evoluto e precedente al greco. Dal '700 i linguisti molto interessati a questa lingua del ceppo indoeuropeo, con l'analisi storica e comparata, comparando il sistema delle radici (es. kr, "fare", da cui karma; oppure tan, da cui l'italiano danza = francese danse = inglese dance = tedesco tanz) e il sistema delle declinazioni del sanscrito con quelli delle lingue europee classiche e moderne (es. sanscrito pitar = greco pater = latino pater = tedesco Vater = italiano padre) hanno reso evidente che la lingua più antica di tutte è proprio il sanscrito. Una parola è come un coccio ritrovato in uno scavo archeologico, non dice nulla a chi non sa guardarlo.
EliminaQuesto è un campo molto affascinante, è come l'archeologia, mi ha conquistata dal mio primo esame di linguistica da matricola all'università. (età del bronzo, ah! ahah!) :-)
Un salutone
Sei grandiosa! Un'analisi perfetta....c'è sempre da imparare!
RispondiEliminaUn bacione
Mari
Grazie Marina, sei molto generosa!
EliminaRicambio e ti auguro una felice domenica!!!
Lots of love, honey*
RispondiEliminaThanks, :-)
Elimina... and lots of love for you too!
Hi sweetie!
RispondiEliminaI always learn the best from you!
wish you a fantastic week!
kisses & a tight hug
Hi dearest!
EliminaMany thanks for your compliments. I'm very happy that you like my post :-)
Mine is a very busy week, so I like your wishes,
... a fantastic week to you too!
Kisses and hugs!!!